Anche quest’anno Apple continua con la sua tradizione che vuole l’alternanza dei rinnovamenti estetici e di quelli “interni” dei suoi iPhone: è successo col il 3G (2008) e il 3GS (2009), con iPhone 4 (2010) e il 4S (2011), e quest’anno con il 5S che fa seguito all’iPhone 5. Non è un caso che le varie serie si siano differenziate dalla precedente per modifiche al display: la serie 4/4S introdusse il concetto del display Retina, la serie 5/5S ha cambiato il formato (passando dai 3:2 al più diffuso 16:9) ma mantenendo la stessa definizione, e l’anno prossimo l’iPhone 6 potrebbe introdurre un display di dimensioni maggiorate seguendo quello che è ormai da diverso tempo la tendenza della concorrenza. In ogni caso di questo parleremo l’anno prossimo: ora è il turno di iPhone 5S, che abbiamo avuto la possibilità di provare in occasione del lancio italiano.
Per distinguere un iPhone 5S dal modello precedente, a meno che non ci si trovi di fronte al modello di colore oro , occorre affidarsi a due piccoli dettagli: il doppio flash della fotocamera posteriore e il nuovo pulsante frontale con Touch ID, senza la classica icona quadrata dai bordi arrotondati, e con l’anello metallico che attiva la lettura del sensore di impronte.
Partiamo proprio da quest’ultimo. Si è detto molto sul fatto che un lettore di impronte digitali possa essere più o meno sicuro come sistema di protezione del proprio dispositivo, ma credo che il problema sia stato spesso affrontato dal punto di vista errato: la maggior parte delle persone non si pone nemmeno il problema di impostare un semplice PIN si sicurezza a quattro cifre sul proprio telefono, e non lo fa per evitare il “disturbo” di doverlo digitare ogni volta che accede alle funzioni del proprio telefono: cosa che oggigiorno, con uno smartphone, avviene molto frequentemente. Il Touch ID risponde principalmente a questa esigenza, ovvero alla necessità di avere un livello di sicurezza comunque buono ma non invasivo nelle abitudini quotidiane. Duplicare l’impronta digitale di qualcuno è un’operazione sicuramente fattibile, ma che necessita di un certo lavoro non alla portata di tutti, lavoro che presuppone la precisa volontà di violare i dati di una certa persona: non è un’operazione pensabile a seguito dello smarrimento o di un furto “casuale” del dispositivo.
Viceversa, per l’utente, l’utilizzo del Touch ID è una funzione che diventa completamente trasparente: la configurazione avviene in pochi secondi e l’affidabilità del riconoscimento rende l’operazione talmente naturale che i propri interlocutori non si accorgono nemmeno di questo passaggio, eseguito semplicemente appoggiando il dito sullo stesso pulsante che attiva il telefono. Si possono configurare fino a cinque impronte (personalmente ne ho impostate tre, i due pollici e l’indice destro) e si può decidere se utilizzare il riconoscimento solo per lo sblocco o anche per gli acquisti su iTunes Store e App Store. Nonostante le critiche più o meno sensate, probabilmente già dal prossimo anno assisteremo al proliferare di questo tipo di tecnologia su dispositivi di diverse marche: resta da vedere se l’implementazione sarà altrettanto efficace e naturale da renderla utilizzabile dall’utente senza alcuna complicazione, così com’è avvenuto per iPhone 5S.
Arriviamo così alla seconda differenza immediatamente “visibile” di iPhone 5S, ovvero la fotocamera . Sotto questo aspetto i miglioramenti non arrivano dall’incremento del numero di pixel, ma dall’aumento di dimensione del sensore e dalla luminosità della lente, che arriva a f/2.2: per ottenere foto migliori è importante catturare più luce. Premesso questo, parlando sempre di luce, ciò che permette di distinguere a colpo d’occhio l’iPhone 5S dal modello precedente è la presenza di un doppio flash, uno bianco e uno ambra, la cui diversa percentuale di luce al momento dello scatto è decisa da un apposito algoritmo analizzando la scena fotografata e la luce ambientale, in modo tale da restituire colori più naturali ad ogni scatto.
Grazie alle varie soluzioni adottate, le foto scattate con iPhone 5S sono di buona qualità, come testimoniato anche da chi riesce a fare foto molto migliori delle mie (nello specifico, Jim Richardson del National Geographic ). Al di là di questo, iPhone 5S offre un altro paio di caratteristiche interessanti: il video in slow motion registrato a 120fps (che consente una velocità di riproduzione pari al 25 per cento di quella reale) e gli scatti in sequenza che consentono di memorizzare fino a dieci fotografie al secondo. Il video in slow motion viene proposto di base con il rallentamento nella parte centrale del filmato, ma la selezione di quale parte rallentare è modificabile in tempo reale nella schermata della riproduzione, mentre in iMovie si può ulteriormente gestire tanto il rallentamento quanto la velocizzazione; gli scatti in sequenza vengono invece proposti in successione per la selezione della foto migliore, mentre la sequenza può essere memorizzata come un unico elemento, così da poter essere eliminata al bisogno in modo più semplice.
Parte delle prestazioni ottenute dalla fotocamera sono merito del nuovo processore presente nell’iPhone 5S, l’ Apple A7 64bit. È difficile dire con certezza quali prestazioni sono raggiunte grazie ai 64 bit del nuovo processore visto che ad ogni nuova uscita la potenza aumenta in modo sistematico: i benchmakr a cui accenneremo alla fine della recensione evidenziano però che in questo caso l’incremento è stato davvero notevole. Le applicazioni dichiaratamente ottimizzate per i nuovo processore mostrano in modo evidente tutta la potenza del nuovo telefono: basti pensare a giochi come Infinity Blade III che danno ampio sfoggio di grafica in 3D (il chip A7 supporta OpenGL ES v3.0), oppure ad applicazioni di tutt’altro genere come Garageband , che sui dispositivi con processore a 64 bit permette di gestire fino a 32 tracce musicali, indipendentemente dal fatto che siano di strumenti touch, loop inclusi nell’applicazione, o tracce audio registrate.
Sempre parlando di musica, tra le altre applicazioni ottimizzate per i 64bit possiamo menzionare djay 2 (applicazione che sicuramente ha una resa migliore sulo schermo di maggiori dimensioni dell’iPad), mentre sia il già menzionato iMovie, così come anche iPhoto , sono anch’essi ottimizzati per i 64 bit dell’A7: e l’ottimizzazione è evidente quando si va ad eseguire il rendering di un filmato. Oltre alle applicazioni che spingono al limite la potenza dell’Apple A7, quello che più conta è che nell’utilizzo quotidiano si ha a che fare con un telefono che non dà il minimo segno di cedimento o di rallentamento in alcuna occasione, e che permette di sfruttare al meglio ogni nuova funzione reagendo con immediatezza anche a quelle operazioni che, dietro ad una apparente naturalezza di esecuzione, nascondono calcoli molto complessi; con altri telefoni spesso non si ha la stessa sensazione, l’integrazione tra hardware e software resta uno dei punti di forza di Apple.
Per coadiuvare al meglio questa integrazione, il processore Apple A7 dell’iPhone è affiancato dal nuovo M7, un coprocessore in grado di misurare i dati di accelerometro, giroscopio e bussola in modo autonomo, e fornire questi dati sia al sistema che a tutte le App che ne hanno bisogno. Anche qui i vantaggi della soluzione scelta da Cupertino diventano evidenti quando si ha a che fare con applicazioni ottimizzate, visto che richiedere le informazioni al coprocessore permette di ottenre due vantaggi: il primo è quello di alleggerire le richieste al processore principale (che può dedicare le sue risorse ad altro), e il secondo è quello di fornire i dati in modo diretto e più efficiente anche dal punto di vista energetico, riducendo il consumo e aumentando l’automia. In questo modo, applicazioni come MotionX 24/7 riescono a monitorare per tutto il giorno la nostra attività fisica senza esaurire la batteria (nello specifico di questa App è possibile monitorare anche la fasi del sonno), e questa è una caratteristica che potrebbe essere molto importante per qualcuno.
Solitamente sono solito sconsigliare l’acquisto di un nuovo iPhone finché quello che si possiede è supportato dall’ultima versione di iOS (anche l’iPhone 4 del 2010 può passare indenne dall’ultimo aggiornamento), ma nel caso dell’iPhone 5S, nonostante l’apparenza sia quella di un telefono identico all’iPhone 5, e nonostante l’anno prossimo sia atteso un restiling estetico, le novità sotto il cofano sono tali che potrebbero interessare un numero molto più ampio di utenti. Il Touch ID semplifica in modo naturale l’accesso al telefono pur senza rinunciare alla sicurezza, la fotocamera offre prestazioni significativamente migliori sotto molti punti di vista, e anche l’autonomia sembra offrire spunti di miglioramento (perlomeno in certe situazioni). Il tutto condito da un incremento di prestazioni che, benchmark alla mano, segna punteggio doppio rispetto all’iPhone 5 e si pone al top anche rispetto alla concorrenza.
Sull’autonomia è difficile dare un giudizio definivo dopo pochi giorni di prova dedicati a testare il dispositivo piuttosto che al suo utilizzo in condizioni abituali; di certo non siamo di fronte ad un miracolo, e molto dipende anche dal tipo di utilizzo del dispositivo, ma la sensazione è che ci sia un lieve miglioramento rispetto all’iPhone 5. Se siete soliti giocare in modo pesante o scambiare molti dati sulla rete cellulare, preparatevi alla consueta ricarica notturna, ma potete ragionevolmente pensare di arrivare a fine giornata senza problemi. Con un utilizzo più leggero si riescono a fare anche due giorni ma, ripeto, tutto è in funzione di quello che si chiede al dispositivo: più sono gli scopi di utilizzo, maggiore sarà il consumo. In conclusione, se come me apprezzate ancora gli schermi “a portata di dito”, l’iPhone 5S può essere la risposta che soddisfa molte esigenze.
Domenico Galimberti
blog puce72
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