Dopo l’annuncio dei 13 milioni di iPhone 6S e iPhone 6S plus venduti nel primo week-end del lancio, i nuovi modelli sono arrivati anche in altri 40 paesi, tra cui l’Italia. Guardando al passato, se l’iPhone 4 è stato il primo melafonino che ho acquistato per uso personale, convinto soprattutto dallo schermo Retina (tra parentesi, telefono ancora in uso), l’iPhone 6S è un altro modello che, a mio avviso, segna la voglia di sperimentare ancora qualcosa di nuovo, qualcosa che in realtà era già stato implementato in Apple Watch e nei trackpad dei nuovi portatili: il Force Touch, che nel caso dell’iPhone prende il nome di 3D Touch.
Ma partiamo dall’inizio: iPhone 6S (con display da 4,7 pollici) e iPhone 6S Plus (con display da 5,5 pollici) sono disponibili in quattro colori (Argento, Grigio siderale, Oro, e Oro rosa) e tre tagli di memoria (16GB, 64GB, e 128GB) a partire da 779 Euro; contestualmente l’iPhone 6 scende di prezzo e si può acquistare a partire da 669 Euro. I due telefoni sono esteticamente identici, a parte i colori dorati disponibili solo sui più recenti, ma internamente i nuovi arrivati sono completamente nuovi: a parte il nuovo processore Apple A9 l’aggiunta del Touch 3D e relativo Taptic Engine obbliga ad una completa rivisitazione interna, che porta a qualche decimo di millimetro in più sulle dimensioni (in particolare, 0,2 millimetri in più di spessore) e a qualche grammo in più di peso (143g contro 129g per il modello da 4,7 pollici, e 192g contro 172g per il modello Plus). L’elenco completo delle specifiche si trova ovviamente sul sito Apple , così come il confronto tra i vari modelli (a tal proposito rammento che, per chi preferisce i modelli più piccoli e più leggeri, in vendita rimane anche l’iPhone 5S da 4 pollici, con prezzi che partono da 529 Euro).
Tra le specifiche non menzionate da Apple, vale la pena di sottolineare il raddoppio della RAM rispetto al modello precedente: 2GB di RAM anziché 1GB fanno la differenza, soprattutto nella gestione del multitasking, come si può vedere in alcuni video in rete che evidenziano la bontà di questa scelta. Tra le caratteristiche elencate vanno invece sottolineati i miglioramenti delle due camere, sia quella posteriore (che passa a 12 megapixel e offre la possibilità di registrare video 4K a 30fps) che quella anteriore, che arriva ora a 5 megapixel… ma di questo parleremo più avanti.
Ultima caratteristica che vale la pena sottolineare è l’adozione di un nuovo materiale per il case esterno : parliamo sempre di alluminio, ma parliamo di serie 7000 una lega utilizzata nel settore aerospaziale che Apple ha già adottato anche sulla versione sportiva di Apple Watch . Si tratta di una lega molto più resistente della precedente, scelta da Apple per evitare qualsiasi questione riguardo al tanto discusso bendgate del modello precedente, e l’utilizzo di questa lega nello smartwatch di Apple ci offre l’aggancio per dire che in questa prova non parleremo solo di iPhone ma anche di Apple Watch .
Esattamente come per il modello precedente sottolineo quindi che la finitura e le scelte di design consigliano l’adozione di una custodia protettiva, anche a costo di impattare negativamente sull’estetica dell’oggetto in sé: nelle foto potete osservare l’iPhone in una custodia Apple in silicone blu notte. Personalmente sconsiglio le protezioni in plastica rigida, perché tendono a lasciare dei segni sulla scocca del telefono nei punti in cui (inevitabilmente) si accumula della polvere o dei piccoli residui di sporcizia.
L’Apple Watch in prova è invece un modello sport, con cassa da 42 millimetri in alluminio dorato e cinturino in fluoroelastomero blu notte. Come noto, Apple Watch esiste in numerosissime varianti di dimensioni, materiali, colori, e cinturini, con prezzi che partono da 419 Euro.
La confezione, di dimensioni generose, include l’apposito caricatore a contatto magnetico e un secondo cinturino di dimensioni diverse (più piccole) rispetto a quello già montato, così da potersi adattare ai polsi di tutti.
Anche molte applicazioni di terze parti hanno già offerto il loro supporto a questa novità, in particolare quelle dei social network più gettonati, che ora offrono direttamente dalla home page di iOS la possibilità postare nuovi messaggi o condividere foto e contenuti.
Per maggior precisione nelle descrizioni, Apple chiama Peek e Pop le nuove azioni che si possono ottenere con il 3D Touch (soprattutto quando ci riferiamo a quelle disponibili all’interno delle applicazioni). Peek è la pressione più lieve che permette di ottenere, per esempio, un’anteprima veloce di una mail, una mappa o un sito web a partire dall’indirizzo (anteprima che scompare rilasciando il dito); Pop è invece l’azione che si ottiene con una pressione più forte e che, a seguito del Peek, apre nell’applicazione interessata ciò che stavamo guardando in anteprima.
In aggiunta, sempre partendo dal Pop, è possibile compiere delle operazioni sull’anteprima che stiamo guardando: per esempio, con le email, possiamo cestinarla direttamente (slide a sinistra), contrassegnarla come “non letta” così da rivederla con calma successivamente (slide a destra), o richiamare le comuni azioni di risposta, inoltro o spostamento del messaggio (slide verso l’alto). È più difficile da spiegare che da fare, ma la comodità è estrema in molte circostanze.
Per esempio, sempre in ambito social network, gli amanti di Instagram potranno esprimere il loro gradimento dal mosaico di foto richiamando l’anteprima con un Peek, senza dover necessariamente aprire l’immagine e poi tornare indietro.
Sono piccolezze, ma sono quelle comodità che rendono un dispositivo più piacevole da utilizzare, visto che stiamo parlando di un oggetto, lo smartphone, che (nel bene e nel male) è un emblema del settore consumer. In ogni caso, il 3D touch con le sue azioni di Peek e Pop (con relative azioni) è già funzionante anche su molte utility come DropBox o Sky Guide, senza contare l’utilizzo in alcuni giochi, come AG Drive, dove i controlli del nostro veicolo futuristico (acceleratore e freno) sono sensibili alla forza con cui si preme lo schermo.
Fatto questo si può iniziare con la configurazione, per cui occorre dare qualche breve spiegazione sul funzionamento dello smartwatch della Mela perché, per quanto piccolo, Apple Watch è denso di funzionalità. Idealmente possiamo associare ad Apple Watch quattro funzioni distinte: quella di orologio (e relativi quadranti personalizzabili), quella di “estensione” dell’iPhone (per quanto riguarda notifiche, messaggi, mail e chiamate), quella di far girare applicazioni (dipendenti o indipendenti dalle omologhe intallate sul telefono), e infine quella che gira in background associata al fitness e alla salute (Apple Watch registra battito cardiaco e attività fisica anche senza particolari richieste dell’utente).
Le notifiche, incluse quelle delle mail, si visualizzano con uno slide dall’alto, possono rispecchiare le impostazioni definite sull’iPhone, o possono essere personalizzate per ogni singola applicazione. Le applicazioni si possono richiamare dall’alveare delle icone delle App installate (accessibile premendo la corona) ma alcune hanno anche la possibilità di visualizzare le informazioni principali attraverso i cosiddetti “sguardi”, richiamabili con uno slide dal basso e completamente personalizzabili.
Lo schermo principale, il quadrante, è disponibile in diversi formati più o meno personalizzabili: al di là dell’aspetto grafico, le modifiche più interessanti sono quelle che consentono di aggiungere informazioni aggiuntive sul display, come gli appuntamenti, lo stato dell’attivita fisica del giorno, le previsioni meteo, fusi orari di altre località, l’andamento di un titolo in borsa, o anche informazioni provenienti da applicazioni di terze parti: Apple (con una scelta, a mio avviso, non proprio azzeccata) chiama queste informazioni aggiuntive “complicazioni”. La personalizzazione del quadrante si raggiunge premendo a fondo sullo schermo, finché si sente il taptic engine che simula il click del display con Force Touch.
Una delle cose più interessanti del quadrante principale è il cosiddetto Time Travel introdotto con Watch OS 2 : ruotando la corona nella schermata del quadrante principale, possiamo visualizzare lo stato passato e futuro delle nostre “complicazioni”: per esempio possiamo sapere che appuntamento avremo tra due ore, che tempo ci sarà nel pomeriggio, e quali erano le quotazioni della borsa nella mattinata.
Per quanto riguarda l’attività fisica, dopo aver inserito i nostri dati biometrici e il nostro stile di vita, Watch stabilisce degli obiettivi giornalieri che poi nel corso della giornata ci incentiverà a raggiungere (volendo, questi avvisi si possono anche disattivare). Gli obiettivi riguardano fondamentalmente il numero di calorie bruciate (calcolate in base al movimento), l’esercizio (che può anche essere una semplice passeggiata a passo sostenuto) e il tempo passato in piedi: ogni ora ci viene ricordato dovremmo alzarci e muoverci per almeno un minuto. Lo stato dell’attività è rappresentato all’interno dell’apposita applicazione come una serie di cerchi concentrici che ricordano un bersaglio e si completano (se facciamo l’adeguata attività) nel corso della giornata.
Parallelamente all’applicazione Attività, troviamo anche un’applicazione “Allenamento” che possiamo utilizzare per registrare le nostre sessioni di attività fisica. Come ulteriore incentivo, oltre agli obiettivi giornalieri troviamo anche dei traguardi, dei premi simbolici che vengono assegnati al raggiungimento di obiettivi multipli (per esempio eseguire sette allenamenti in una settimana, o raggiungere il doppio dell’obiettivo giornaliero di movimento.
La cosa interessante è che, iniziando ad utilizzare queste applicazioni, anche sull’iPhone compare l’omologo dell’App “Attività”, dalla quale è più semplice prendere visione dell’andamento dei nostri allenamenti quotidiani nel corso del tempo.
Siamo quindi tornati sull’iPhone, ma continuiamo a parlare di Watch, perché c’è ancora molto da dire. Se è vero che sull’orologio troviamo un’app per le impostazioni principali (luminosità, dimensione testo, volume, codice di sblocco ecc…) la configurazione vera e propria di notifiche, sguardi e complicazioni, nonché lo scaricamento di applicazioni e la relativa installazione e configurazione (inclusa la disposizione delle App nell’alveare di Watch), si fa attraverso un’apposita App di iOS che troviamo sul melafonino.
Allo stesso modo possiamo decidere quali fotografie o quale musica trasferire sull’orologio (le fotografie possono poi essere utilizzate per realizzare nuovi quadranti) rispettando però certi limiti: Apple, degli 8GB di memoria presenti su Watch, ha previsto un massimo di 2GB per la musica (circa 200 tracce, a seconda della lunghezza e della qualità) e 75MB per le foto (circa 100 foto opportunamente ridimensionate), perché il resto è destinato a sistema operativo e applicazioni.
Il legame di Watch con l’iPhone è molto forte: se lo togliamo dal polso l’orologio si blocca, e per sbloccarlo dobbiamo digitare il codice impostato, oppure rimetterlo al polso e sfruttare il Touch ID dell’iPhone. Anche la funzionalità notturna (il cosiddetto “non disturbare”) viene passato dall’iPhone all’Apple Watch, così com’è possibile fare in modo che impostando la modalità aereo sul telefono, questa si ripercuota anche sull’orologio.
Parlando di app, le possibilità sono molte e non possono che aumentare: tra giochini e utility varie (alcune molto interessanti, come Sky Guide o iTranslate) la parte da leone la fanno le applicazioni di messaggistica (inclusa la posta elettronica) e di news, e in generale tutte quelle applicazioni che tipicamente inviano notifiche. Inoltre, vista la vocazione all’attività fisica, tutte quelle app a tema, da Sports Tracker a Runtastic, hanno la loro controparte che si installa sull’orologio.
Una volta indossato, lo smartwatch della Mela offre diverse possibilità di interazione: la prima, la più immediata, passa per lo schermo touch, con tanto di opzione Force Touch che in molte occasioni dà accesso a nuove funzioni: per esempio, premendo con forza sullo schermo nelle varie applicazioni si attiva la scrittura di un nuovo messaggio, un nuovo tweet, un nuovo Telegram, si attiva una nuova sveglia, si attiva la ricerca su una mappa ecc.
Non essendoci tastiera, l’immissione del testo può avvenire con diverse modalità a seconda delle applicazioni, ma tipicamente si possono scegliere dei testi preconfezionati (utili soprattutto in caso di risposta), degli emoji, oppure si utilizza Siri. L’assistente digitale di Apple (che si può richiamare anche premendo a lungo la corona, o esclamando “Ehi Siri”) diventa indispensabile in molte occasioni, non solo per dettare un testo, ma anche per richiamare in modo più immediato altre funzioni: “Ehi Siri… che tempo farà domani?” è un classico esempio che richiama l’applicazione di previsioni meteo, ma le possibilità sono molteplici, e qui (più che sul telefono) il ricorso a Siri diventa più frequente e più naturale.
“Ehi Siri, manda un messaggio a Patrizia” è un altro esempio di come si può utilizzare l’orologio senza intervento manuale: anche se non vi sembra normale parlare ad un orologio, sappiate che Apple Watch permette anche di fare da tramite per effettuare e ricevere telefonate dell’iPhone, cosa che in alcune situazioni risulta molto comoda: se si è nelle condizioni (o nella necessità) di rispondere in vivavoce è possibile lasciare il telefono dove si trova, anche in un altra stanza o semplicemente in tasca, e rispondere comodamente dall’orologio, avendo sempre e comunque la possibilità di continuare la conversazione dal telefono.
In ogni caso, a parte quelle situazioni in cui è inevitabile per dettare del testo, se proprio non ve la sentite di ricorrere a Siri, ci sono due tasti hardware che permettono di svolgere ogni operazione: la corona, la cui pressione dà accesso all’alveare delle applicazioni (o ritorna al quadrante dell’orologio) è indispensabile anche per scorrere menù e per zoomare senza appoggiare le dita sul display (e assicurando così piena visibilità sul piccolo schermo), e il pulsante dei contatti, che una volta scelta la persona interessata permette di completare l’azione selezionando l’avvio di una telefonata o l’invio di un messaggio. Quest’ultima opzione, nel caso in cui il destinatario sia anch’egli dotato di Apple Watch, può anche essere un disegno realizzato a mano libera sul display dell’orologio, o la trasmissione del proprio battito cardiaco.
Nel complesso, Apple Watch è un concentrato di funzioni e potenzialità. Tra le varie cose non ancora dette c’è anche la possibilità di utilizzarlo come telecomando remoto per la musica presente sul computer (oltre che, per forza di cose, quella del’iPhone) o collegarlo via bluetooth a dispositivi medici: non dimentichiamo che Apple si sta muovendo in questa direzione anche con HealthKit e ResearchKit ) (ci sarebbe poi l’argomento ApplePay, che tralasciamo in quanto non ancora attivo nel nostro paese.
Più in generale, avere al polso una sorta di display remoto dell’iPhone ci consente di controllare molte cose senza mettere le mani sul telefono, o perlomeno ci offre la possibilità di decidere in modo più immediato se la notifica ricevuta merita la dovuta attenzione, o se possiamo lasciare il telefono dov’è.
Per quanto mi riguarda trovo poi molto utile l’analisi dell’attività fisica eseguita secondo più criteri, e i relativi metodi che incentivano l’utente a non essere troppo sedentario.
Riguardo l’autonomia, la brutta notizia è che (come già si sapeva) Apple Watch va necessariamente caricato tutte le notti; la buona notizia è che comunque si arriva a sera con largo margine: tipicamente vado a dormire verso mezzanotte con l’orologio che si trova ancora un 30 per cento di carica. Certo, poi ci possono essere utilizzi che sono più o meno avidi di energia, quindi non tutti possono avere la stessa esperienza: stando alle prove di questi giorni, il consumo maggiore si ha durante le sessioni di allenamento, quando il sensore che misura il battito cardiaco, che normalmente effettuerebbe una misurazione ogni 10 minuti, rimane attivo di continuo (opzione comunque disattivabile). In ogni caso, anche durante la ricarica, Apple Watch ha la sua utilità: collegato al caricatore magnetico e appoggiato sul comodino, entra in ” modalità radiosveglia ” segnalando l’ora al tocco del display (o di uno dei due pulsanti) e realizzando, per l’appunto, la funzione di sveglia.
Va segnalato, visto che ha la sua importanza sul risparmio energetico, che anche il sistema di accensione e spegnimento del display funziona senza intoppi in base ai movimenti del polso, e lo stesso display non mostra problemi di visualizzazione all’aperto sotto il sole (anche se il sole autunnale non è quello di inizio estate). Chiuso l’argomento Apple Watch, torniamo a parlare di iPhone 6S . Abbiamo già detto che la novità principale riguarda il 3D Touch e le nuove possibilità di interazione con l’interfaccia, sia a livello di sistema che nelle varie applicazioni. Come anticipato, le novità non si fermano qui: prima di tutto, il nuovo processore Apple A9 (e relativo coprocessore M9) assicurano un nuovo livello di performances senza precedenti. La CPU è fino al 70 per cento più veloce rispetto al modello precedente, mentre per il comparto grafico (la GPU) il miglioramento può arrivare addirittura del 90 per cento.
Per chi preferisce i numeri nudi e crudi alle dichiarazioni di Apple, possiamo fare un confronto con i benchmark realizzati lo scorso anno su iPhone 6. Geekbench 3 ci dava un punteggio globale di circa 1600 sul Single-Core e circa 2900 sul Multi-Core (ricordo che nel caso di iPhone 6 si parlava di una CPU Apple A8 dual-core a 1.4GHz con 1GB di RAM). Con il nuovo iPhone 6S e la sua CPU Apple A9 a 1.85GHz (e 2GB di RAM) il punteggio del Single-Core sale a 2550, mentre il punteggio Multi-Core arriva vicino ai 4500 (cioè circa il 55-60 per cento in più).
Per un panorama più globale possiamo far girare anche Basemark OS II, che ci dà un punteggio globale di 2422 rispetto ai 1608 dell’iPhone 6 (siamo sempre sull’ordine del 50 per cento) ma possiamo vedere miglioramenti anche sulla memoria (1458 contro 946) e sul comparto grafico, dove, con 4294 contro 2381, registriamo un aumento dell’80 per cento.
Meglio ancora, parlando di grafica, se andiamo ad esaminare i risultati di Basemark Metal, il test specifico sulle potenzialità delle librerie Apple che danno accesso diretto alle potenzialità della GPU: qui il punteggio globale passa da 378 a 915, registrando un incremento del 140 per cento.
È ovvio che le particolari condizioni di test rispecchiano solo in parte quello che poi è l’esperienza dell’utilizzo comune, ma possiamo dire senz’ombra di dubbio che l’incremento di prestazioni è consistente e, al di là dei dati delle specifiche tecniche, lo si nota anche nelle operazioni quotidiane, anche nel confronto con la concorrenza . Questo incremento di potenza (soprattutto a livello grafico) serve, tra le altre cose, anche a gestire nel migliore dei modi le nuove capacità della fotocamera: se è vero che l’ottica a 5 elementi è rimasta fondamentalmente la stessa del modello precedente (con un diaframma f/2.2), così come il tipo di sensore retroilluminato BSI e il flash TrueTone che restituisce colori più naturali, la risoluzione è passata dagli 8 ai 12 megapixel (il che ha comportato una riduzione nella dimensione dei pixel, che passano da 1,5µ a 1,22µ). Ma non è tanto la risoluzione delle fotografie ad appesantire il carico di CPU e GPU, quanto la possibilità di registrare video a definizione 4K (30fps) ed elaborare gli stessi all’interno di iMovie , direttamente su iOS (in alternativa i filmati possono essere registrati in full HD, a 30fps o 60fps).
Per aggiungere un pizzico di brio in più anche alle fotografie , Apple ha introdotto anche le cosiddette Live Photos, ovvero delle fotografie che prendono vita mostrando un breve filmato a contorno dello scatto principale, per la precisione 1.5 secondi prima e 1.5 secondi dopo lo scatto: fondamentalmente si tratta di un video in formato HD e basso numero di frame per secondo (così da contenere le dimensioni), che viene associato alla foto e visualizzato come se fosse un’unica cosa su tutti i dispositivi Apple, mentre scaricandolo sul computer si possono notare lo scatto e il filmato come due elementi distinti. Ovviamente su iPhone 6S entra ancora in gioco il 3D Touch, che consente di vedere il filmato della foto premendo lo schermo con sufficiente forza. Al di là dell’artificio più o meno valido, si tratta di un’idea interessante che consente di cogliere in modo più ampio il cosiddetto “attimo migliore” per effettuare lo scatto, perché a volte l’attimo dura un po’ di più di un singolo fotogramma.
A parte queste novità (risoluzione e Live Photos), il fatto che l’ottica sia rimasta la stessa, così come la tipologia di sensore, fa sì che anche la qualità globale delle foto sia rimasta grossomodo identica a quella del modello precedente (a parte la possibilità di realizzare panoramiche ancora più ampie, fino a 65 megapixel), mentre i miglioramenti sono maggiori sul comparto video, complice soprattutto le maggiori capacità di calcolo che hanno consentito la registrazione in formato 4K.
Diverso il discorso della fotocamera FaceTime, quella tanto gradita dagli amanti dei selfie, che passa d 1.2 a 5 megapixel e guadagna anche un “retina flash” in grado di migliorare gli autoscatti in condizioni precarie di luce (trattasi di un flash ottenuto colorando lo schermo del telefono con una tinta chiara e uniforme, alla massima luminosità). iPhone 6S offre poi anche altri miglioramenti, tra cui un un Touch ID ancora più preciso e veloce: schiacciare il tasto home e sbloccare il telefono grazie al riconoscimento dell’impronta diventa in tutto e per tutto un gesto unico che si compie in estrema naturalezza.
Un’ulteriore nota di merito possiamo spenderla per la connettività dei nuovi modelli di iPhone, che guadagna la definizione di 4G LDE “Advanced”. Il numero di bande LTE supportate sale a 23 (per velocità fino a 300Mbps) il che è molto importante per chi, come me, viaggia spesso in ogni angolo del mondo.
Parlando di autonomia, sull’iPhone 6S non ho notato sostanziali differenze rispetto all’iPhone 6, e nemmeno rispetto agli iPhone precedenti o ad altri smartphone utilizzati: con un normale utilizzo si arriva a sera, ma occorre ricaricarlo durante la notte; se si fanno poche attività può durare un paio di giorni; se lo si utilizza in modo intenso, potrebbe richiedere una ricarica extra.
Apple Watch mi ha piacevolmente sorpreso grazie alla sua capacità di fare molte cose: considerate le dimensioni ridotte e le limitate possibilità di interazione, Apple ha fatto un ottimo lavoro: quello che più mi piace è che si intravedono anche molti margini di miglioramento e ulteriori utilizzi anche se, per molti motivi, è un prodotto destinato a restare di nicchia ancora per un po’. Va comunque considerato che, per chi utilizza l’Phone, le possibili alternative allo smartwatch della Mela si riducono fondamentalmente al solo Pebble , con tutti i pro e contro di tale scelta (in particolare un’interazione molto più limitata con l’ecosistema iOS.
L’iPhone 6S rappresenta invece la consueta evoluzione della serie iPhone, con il consueto miglioramento prestazionale che da sempre caratterizza le serie “S”, e una grande (a mio avviso) novità rappresentata dal 3D Touch. Come di consueto, per chi possiede l’ancora ottimo modello precedente, il cambio non è consigliato, anche se potrebbe portare a piacevoli sorprese sia in termini di prestazioni, sia per il già citato 3D Touch. Per chi possiede modelli più vecchi, con schermi più piccoli, e non vuole attendere per scoprire come cambierà il design della prossima serie, si tratta invece di un acquisto che sicuramente non deluderà.
Domenico Galimberti
blog puce72
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