Nel corso dell’ultimo ciclo di conferenze tenutesi al D8 di Rancho Palos Verdes, Los Angeles, il CEO di Apple Steve Jobs aveva sottolineato come la mossa di bloccare i vari network pubblicitari – lasciandoli fuori alla porta dei device della Mela – fosse guidata dal fondamentale bisogno di proteggere la privacy dei suoi utenti .
Era cioè necessario impedire a canali pubblicitari esterni di fare incetta selvaggia di dati personali, senza un esplicito consenso da parte sia degli utenti che dell’azienda di Cupertino. Steve Jobs lo aveva assicurato: la porta chiusa non era affatto un modo per stroncare la legittima competizione all’interno del mercato dell’ advertising .
E infatti il CEO della Mela aveva dunque sottolineato come la piattaforma iAd avrebbe certamente autorizzato l’entrata da parte di network pubblicitari concorrenti , garantendo la possibilità di raccogliere le varie rilevanze statistiche relative alle abitudini e alle scelte degli utenti di iPhone e iPad.
Detto, fatto . Apple ha recentemente modificato la sezione 3.3.9 del suo developer agreement , sulla possibile raccolta e utilizzo dei dati personali all’interno di iAd. Che, in un legalese complicato ai più, ha sottolineato come qualsivoglia canale terzo debba innanzitutto chiedere l’autorizzazione a procedere ai singoli utenti .
E non solo . “Senza il previo consenso scritto di Apple – si legge nella prima delle due condizioni imposte nella sezione 3.3.9 – non è possibile utilizzare un software di analisi di terze parti per la raccolta e l’invio di dati destinati all’aggregazione o a processi analitici”.
Ma c’è una seconda condizione . “Raccolta e utilizzo dei dati verranno garantiti a quei fornitori di servizi pubblicitari indipendenti il cui business primario sia l’ advertising mobile “. Quindi, un esempio, a specificare quali fornitori non debbano essere intesi come indipendenti. Ovvero quelli detenuti da sviluppatori o distributori di dispositivi e sistemi operativi mobile , o comunque ambienti di sviluppo alternativi a quello di Apple.
“Sviluppatori e distributori di dispositivi e sistemi operativi mobile “. Proprio come Google, fresco della multimilionaria acquisizione della piattaforma AdMob . E l’opinione di molti osservatori pare tutta qui: la nuova sezione del developer agreement di Apple aprirebbe sì le porte a canali pubblicitari terzi, ma non certo a minacciosi competitor del calibro di BigG. Ma Jobs non aveva forse detto che era solo una questione di privacy?
Mauro Vecchio