Apple iPhone avrebbe una vocazione al suicidio nel caso in cui alcuni componenti essenziali fossero sostituiti da un centro riparazioni non autorizzato. La vicenda di un singolo utente porta alla ribalta un problema che si trascina da tempo, e che Apple prova a risolvere – invero con scarso successo – parlando di difesa contro le compromissioni alla sicurezza del terminale. E regalando qualche spicciolo a chi porta un terminale rotto in assistenza.
L’istanza dell'”Errore 53″ più sovraesposta mediaticamente è capitata ad Antonio Olmos , giornalista freelance impegnato a seguire la crisi dei rifugiati in Macedonia: il suo iPhone (necessario per il lavoro che stava svolgendo) era caduto a terra, e un negozio locale – privo del marchio o dell’autorizzazione ufficiale di Apple – lo aveva riparato sostituendo schermo e pulsante “home”.
In seguito, nel tentativo di aggiornare iOS alla versione più recente, Olmos ha sperimentato la comparsa del succitato errore 53 con l’individuazione, da parte del software, di “un modulo Touch ID non identificato”: l’errore 53 ha reso sostanzialmente inutilizzabile l’iPhone, proiettando i dati di Olmos in un buco nero da cui non è più stato possibile fare uscire un bit.
Gli effetti dell’errore 53 anti-manomissione erano già noti prima del caso di Antonio Olmos, gli utenti si lamentano da anni dei loro iPhone inutilizzabili e hanno a disposizione anche un’apposita – quanto inutile – pagina di sopporto sul sito ufficiale di Apple.
Il succo della questione, come Cupertino stessa ha confermato rispondendo alle richieste di chiarimento sul caso Olmos, è che l’errore 53 è necessario a difendere la sicurezza di iPhone e di Touch ID, lettore di impronte digitali utilizzabile anche per i pagamenti mobile e che non può essere toccato o sostituito in alcun modo senza l’autorizzazione della corporation.
Apple dimostra ancora una volta la propria vocazione al controllo e i pericoli dei terminali intimamente legati alle sue propaggini “cloud”, dicono i commentatori , il Campo di Distorsione della Realtà di Steve Jobs è sempre più sottile e gli utenti non apprezzano il fatto che una riparazione compiuta fuori da un Apple Store – magari per cause di forza maggiore o in assenza di un negozio locale – porti all’inaccessibilità dei loro dati.
I vincoli remoti di iPhone tengono in ostaggio i dati se l’utente non si comporta bene e non si serve esclusivamente dall’abbeveratoio di Cupertino, ma per indorare la pillola la corporation ha ora avviato un nuovo programma di rivalutazione dell’usato (200 dollari per iPhone 6 Plus al massimo) valido anche per i terminali danneggiati.
Alfonso Maruccia