T-Mobile , operatore mobile del gruppo Deutsche Telekom potrà vendere liberamente l’ iPhone in esclusiva e non sarà costretto ad offrire la versione unlocked . Lo ha stabilito la sezione civile dell’ Hamburger Landgericht , il Tribunale Regionale di Amburgo.
T-Mobile, come anticipato da Punto Informatico nella giornata di ieri, batte dunque Vodafone : quest’ultima aveva ottenuto dal Tribunale di Amburgo un’ordinanza restrittiva nei confronti del concorrente, che si era visto costretto a commercializzare il melafonino anche in versione sbloccata. T-Mobile aveva già escogitato una soluzione: obbedire al Tribunale e vendere l’iPhone sbloccato a 999 euro , una trovata commerciale dal sapore dissuasivo.
La nuova decisione del Tribunale di Amburgo resetta la situazione, riportandola al giorno prima del ricorso presentato da Vodafone. L’iPhone sbloccato può così scomparire dalla rete commerciale T-Mobile, lasciando posto alla sola versione locked . La vicenda segna un precedente abbastanza significativo per gli altri mercati in cui il music-phone di Apple viene venduto, benché non sia vincolante in quanto ogni Paese in questo senso può essere soggetto ad una differente regolamentazione.
Nel frattempo, dall’altra parte dell’oceano, Klausner Technologies sostiene che sarebbero due i brevetti violati da iPhone: 360 milioni di dollari l’entità del risarcimento chiesto ad Apple dall’azienda che rivendica la paternità dell’idea di voicemail.
L’azienda di Cupertino non è la sola ad essere stata investita dalle rivendicazioni di Klausner: complice della presunta violazione di iPhone sarebbe AT&T, operatore legato al melafonino negli States. La causa è stata intentata anche contro Comcast, Cablevision e Skype, aziende che offrono servizi analoghi a quelli descritti nei brevetti depositati da Klausner a metà degli anni 90.
Tutte le aziende citate da Klausner sembrano sfruttare una particolare declinazione del concetto di segreteria telefonica: consentono agli utenti di visualizzare l’identità della persona che li ha contattati e di ascoltarne i messaggi in maniera selettiva, senza sottostare all’ordine con cui le registrazioni sono state depositate. Klausner ha già rivendicato con successo la paternità di questo concetto e ha fatto sapere che non intende rinunciare a spremerlo.