Sta scatenando un autentico putiferio la scoperta che il nuovo SDK per lo sviluppo di applicazioni iPhone/iPad, in attesa parimenti alla distribuzione di iPhone OS 4 , prevede il divieto esplicito di usare software di ambienti di terze parti che procedano alla conversione del codice per il supporto nativo alla piattaforma Apple. Le reazioni sono tali che persino Steve Jobs interviene anche se solo per rimandare a post altrui e per ricordare che la Mela vuole solo il meglio per i suoi adorati iUtenti .
La modifica al linguaggio legale incluso nell’SDK, scoperta per la prima volta dallo sviluppatore John Gruber, ha l’effetto pratico di mettere al bando tutti i compilatori capaci di fare “traduzioni intermedie” del codice sorgente per realizzare un’applicazione iPhone/iPad nativa. Un effetto ancora più specifico è l’eliminazione automatica dai giochi delle appliance mobile di Flash e Adobe, che nella prossima release di Creative Suite (CS5) pianifica appunto di includere questa possibilità che chi volesse realizzare app per lo store di Cupertino.
Non stupisce dunque, visto l’ obiettivo oramai evidente della nuova mossa della Mela morsicata, che tra i più accesi critici del nuovo SDK ci sia il platform evangelist Lee Brimelow, autore di un post tanto sopra le righe da suscitare la richiesta di Adobe di modificarne alcuni passi . Il succo, a ogni modo, rimane identico: “Adobe e Apple hanno avuto una lunga collaborazione e una ha aiutato l’altra ad arrivare dove si trova oggi – scrive Brimelow – Il fatto che Apple vorrebbe rendersi protagonista di una mossa tanto ostile e spregevole dimostra chiaramente la differenza tra le nostre due società. Tutto quello che noi vogliano è fornire ai creativi professionisti un modo per portare il proprio lavoro su quanti più dispositivi è possibile. Noi non stiamo provando a uccidere niente e nessuno”.
” Go screw yourself Apple “, conclude il post Brimelow anche dopo le modifiche richieste dal suo datore di lavoro, e stando alle reazioni che circolano altrove sul web pare che il giudizio sia piuttosto diffuso tra chi sviluppa applicazioni. Anche Greg Slepak, CEO di TaoEffect , si è detto scontento della decisione di Apple e ha espresso le sue perplessità in una email diretta a Steve Jobs in persona.
E Steve Jobs, valutando l’opportunità irrituale di far trapelare una posizione specifica dal solitamente silente e monolitico quartier generale di Cupertino, ha risposto a quella email fornendo ulteriore benzina al fuoco delle polemiche. “Ci siamo già passati – scrive Jobs alla fine del breve carteggio con Brimelow – e i layer intermedi tra la piattaforma e lo sviluppatore alla fine producono applicazioni al di sotto degli standard e minacciano il progresso della piattaforma stessa”.
L’autorevole opinione di Jobs, neanche a dirlo, non ha convinto né Slepak né gli altri critici delle limitazioni del nuovo SDK, sollevando parallelismi con Microsoft e le possibili conseguenze dell’eventuale decisione dell’azienda di vietare lo sviluppo di applicazioni Windows con tool estranei a quelli da lei stessa forniti. iPad, che è già stato definito la Disneyland dei computer , avrebbe tutto da perdere dalla messa al bando di software di sviluppo largamente utilizzati per ogni altro genere di dispositivo digitale oggi in circolazione.
Alfonso Maruccia