L’Office of Management and Budget ( OMB ) della Casa Bianca ha rinnovato a tutte le agenzie governative statunitensi l’invito a prepararsi al passaggio a IPv6 entro il 30 giugno 2008 .
Già nel 2005 l’OMB aveva sollevato l’attenzione al riguardo: l’attuazione però, è una sfida che attacca molti fronti dello scenario – spiega Network World , intrattenendosi sul tema – quali le caratteristiche di sicurezza del nuovo protocollo, la scarsità di applicazioni commerciali aggiornate, qualche difficoltà di carattere finanziario e soprattutto problemi di aggiornamento del personale.
Pur tuttavia Karen Evans, amministratore di OMB, ha riferito che si attende la puntuale attuazione di quanto richiesto. Il funzionario non ha voluto rilasciare commenti circa le possibili sanzioni per quelle agenzie che non dovessero rispettare la disposizione. “Vogliamo che con l’implementazione di IPv6 le agenzie possano avvantaggiarsi delle opportunità concesse loro dai rispettivi incarichi” – ha detto la Evans in una nota – “Riteniamo importante che modernizzino presto le loro infrastrutture di rete, sia per supportare le nuove applicazioni e tecnologie, sia per minimizzare i rischi connessi con le applicazioni già in grado di usare IPv6″.
Kris Strance, che guida l’operazione di transizione, ha dichiarato: “L’onesta verità è che non ci siamo concentrati su queste applicazioni, ma sulle reti. Senza le reti, le applicazioni non hanno trasporto. Riconosciamo che è nelle applicazioni che si vede il vantaggio di IPv6. La rete (da sola, ndr) non fa nulla, ma deve necessariamente avere la precedenza (sulle applicazioni, ndr) “.
E in Italia? La situazione è assai più urgente che negli Stati Uniti per il ridotto spazio IP a disposizione. Se ne parla da lungo tempo, ci sono fonti ufficiali , ci sono tutorial , c’è persino la RAI che avverte sulla possibile saturazione della rete IPv4 entro il 2010. Ma di volontà concrete se ne vedono poche, l’argomento fa fatica ad entrare in agenda, al centro del dibattito.
Eppure non è più tempo di crogiolarsi. Come ben sanno i lettori, Punto Informatico della questione ha parlato più e più volte : tra gli ultimi avvisi c’è quello del RIPE, che ha posto il suo ultimatum . Se è vero che, per molti, affrontare l’argomento richiede tempo , anche se numerosi indirizzi IP inutilizzati sono ben nascosti sotto il velo di alcune strutture statunitensi, altrettanto vero è che nel frattempo l’appetito vien mangiando e lo spazio disponibile continua a diminuire, soprattutto al di fuori degli States.
Con l’ allargarsi della banda per i dispositivi mobili, ogni cellulare vorrà sempre più spesso un indirizzo IP proprio e fisso , per disporre della propria individualità in rete , in piena filosofia duepuntozero . E così per ogni altro dispositivo. Di questo passo, che lo si voglia o no, gli indirizzi IPv4 non basteranno : sono solo poco più di quattro miliardi .
Marco Valerio Principato