Sono tagliati fuori dalla rete già da alcuni giorni: niente posta elettronica, niente social network. Nessun accesso ai principali servizi web offerti da giganti come Google, Microsoft e Yahoo! . L’ecosistema connesso dell’Iran è ormai del tutto fuori uso , bloccato alla radice dalle autorità di Tehran nell’anniversario della Rivoluzione Islamica del 1979.
Ma si tratta di indiscrezioni trapelate online, non di notizie ufficiali. Il governo iraniano non ha rilasciato alcun comunicato per spiegare i motivi del blackout . Come riportato dagli utenti più esperti, le autorità nazionali hanno soffocato le connessioni con i siti che utilizzano il protocollo di sicurezza HTTPS. Rendendo vani i tentativi d’accesso a Facebook piuttosto che a Twitter o ai servizi di BigG.
Ma perché? In primis, il governo di Tehran avrebbe paura dell’eventuale esplosione di un’agguerrita rivolta popolare. Come già successo col vento della Primavera Araba. Ma c’è un dettaglio ancora più inquietante: l’Iran vorrebbe partorire al più presto una Rete alternativa non contaminata dalla corruzione e dai pericoli di matrice occidentale. Con tanto di sistema operativo alternativo a Windows e un nuovo motore di ricerca che rimpiazzi Google .
Nel frattempo, i navigatori iraniani hanno iniziato a sfruttare servizi di proxy e VPN per aggirare i blocchi imposti all’improvviso dal governo. I responsabili del Tor Project hanno ipotizzato il prossimo rilascio di servizio che riesca ad ingannare anche la più sofisticata tecnologia di deep packet inspection .
Mauro Vecchio