Il blocco imposto dalle autorità iraniane è finito: i cittadini potranno scambiarsi liberamente SMS. La notizia è stata data da BBC che ha attinto alle sue fonti locali per annunciare la luce dopo il blackout subito dalle reti mobili a partire dall’11 giugno scorso. Il governo di Teheran aveva infatti impedito alla popolazione di inviare i brevi messaggi di testo, secondo molti in modo da soffocare uno strumento utilizzato per chiamare a raccolta votanti d’opposizione.
Ad ammonire le autorità era stato proprio il candidato sconfitto Hossein Mousavi che aveva chiesto la fine delle ingerenze sulle reti telefoniche ed Internet. Ora, venti giorni dopo, le notizie dall’Iran (tra cui quella del sito conservatore Tabnak.ir ) annunciano la fine del blocco, anche se riportano una serie di problemi tecnici che affliggono tuttora i sistemi di messaggistica. Tra questi, SMS vecchi di tre settimane che arrivano solo ora ed altri che riempiono i cellulari con lo stesso testo ripetuto.
Finisce, così, il periodo di buio che aveva spinto la popolazione di Teheran a riversarsi sul web. Il tam-tam delle proteste in seguito all’elezione sospetta di Ahmadinejad si era propagato attraverso social media come Facebook e soprattutto Twitter, a cui era stato chiesto dal Dipartimento di Stato statunitense di posticipare i lavori di upgrade del sito per evitare di bloccare uno dei canali ritenuti liberi dai cittadini iraniani.
Opinioni di segno opposto si sono affollate in Iran. Il quotidiano conservatore Hamshahri ha supportato il blocco voluto dal governo, affermando che la mancanza di SMS ha creato una situazione di tranquillità in un paese infuocato dalla rivolta contro una vittoria ritenuta illegittima.
Il deputato Mostafa Kavakabian, invece, ha rilasciato un’intervista al sito Farda News , spiegando come il blackout degli SMS abbia causato un grave danno all’economia del paese. Kavakabian ha chiesto al parlamento iraniano di aprire un’inchiesta. (M.V.)