Haystack, l’azienda degli sviluppatori Austin Heap e Daniel Colascione autori del software omonimo che punta a mascherare l’identità online dell’utente aggirando così i blocchi della censura iraniana, ha interrotto le prove sul campo del suo programma, finito al centro di polemiche per presunti problemi di sicurezza.
Dubbi sono infatti stati sollevati sulla efficacia del software, a due anni dal suo sviluppo, che già viene utilizzato da alcuni per celarsi alla censura: un eventuale malfunzionamento rischia seriamente di esporre gli utenti alle autorità.
Heap ha dichiarato che le preoccupazioni sul funzionamento e sulla sicurezza garantita del suo programma sono valide : “Interromperemo le sperimentazioni che coinvolgono già utenti reali e proseguiremo i test meccanici”.
“Siamo stati molto chiari con i nostri tester circa i rischi a cui potevano essere soggetti”, ha detto Heap della dozzina di attivisti utilizzatori del suo programma in questi anni.
Forse il passaggio alla delicata fase di test, il suo utilizzo, cioè già sul campo come scudo tra gli attivisti e le autorità, è stato spinto troppo velocemente perché le buoni intenzioni del giovane Austin Heap, 25enne licenziatosi dal suo lavoro di sviluppatore presso un’azienda californiana per seguire il progetto umanitario, rappresentava un bell’esempio di quello che, secondo la nuova politica internazionale Obama-Clinton , dovrebbero fare le importanti aziende statunitensi ITC per aiutare i cittadini costretti a convivere con la censura .
In conseguenza di questi annunci, EFF ha suggerito ufficialmente agli utenti di cessare l’utilizzo del programma in questione. Alle dure critiche di Jacob Appelbaum, che hanno innescato la vicenda, sono poi seguite le dimissioni di Daniel Colascione .
Claudio Tamburrino