Così come il Kazakistan, anche l’Iran strizza l’occhio a coloro che operano nell’ambito delle mining farm: il governo locale ha rilasciato un totale pari a 30 autorizzazioni per la loro installazione e attività nel paese. Sei licenze sono state destinate ad altrettante realtà che si trovano nella provincia di Semnan, quattro rispettivamente in quelle di Alborz, Mazandaran, East Azarbaijan e Zanjan, mentre una soltanto a quella della capitale Teheran.
Anche l’Iran apre alle mining farm
Benché la notizia non ci interessi da vicino, almeno dal punto di vista geografico, merita di essere riportata poiché aggiunge un tassello al già complesso puzzle che riguarda la gestione delle infrastrutture necessarie al mantenimento di criptovalute come Bitcoin ed Ethereum e il tema della sostenibilità. Impianti di questo tipo assorbono infatti un grande quantitativo di energia. La decisione presa nel territorio mediorientale pare in contrasto con alcune restrizioni imposte di recente alla popolazione, proprio riguardanti i consumi, poiché la rete di distribuzione locale è messa a dura prova da un’estate più calda del solito e dall’assenza di piogge.
Per questo motivo, nel mese di maggio il presidente Hassan Rouhani aveva deciso uno stop alle attività di mining fino al 22 settembre. Nelle stesse settimane, la banca centrale (Central Bank of Iran) del paese chiesto il via di un percorso legislativo finalizzato al ban per il trading di alcune particolari monete digitali poiché ritenute in grado di favorire la fuga di capitali verso l’estero.