Una linea diretta fra Espoo e Teheran. Tecnologie Nokia che avrebbero facilitato l’arresto di numero dissidenti dell’attuale governo iraniano. Torna a galla una questione spinosa sulla quale nel luglio 2009 l’azienda finlandese si era già espressa , negando di aver fornito all’Iran le apparecchiature per intercettare chiamate e SMS .
Un inchiesta condotta in Finlandia dalla giornalista locale Hanna Nikkanen aggiunge nuovi tasselli al mosaico. Quest’ultima, entrata in possesso di alcuni manuali relativi a strumenti di intercettazione come Lawful Interception Gateway (LIG), ne ha analizzato i contenuti stabilendo che le capacità di queste apparecchiature vanno ben oltre quanto dichiarato da Nokia. La stessa Nikkanen cita poi un alto dirigente di Espoo, il quale avrebbe confermato a fine febbraio l’estraneità della sua azienda alle intercettazioni iraniane: un contrasto evidente, secondo la giornalista, tra le dichiarazioni ufficiali e la documentazione ritrovata.
A suffragare le tesi di Nikkanen vi è poi la stessa Unione Europea , che in una risoluzione datata 3 febbraio 2010 aveva fortemente disapprovato l’operato di Nokia-Siemens (nominativo con cui sarebbero marchiati i dispositivi venduti a Teheran): “La Commissione critica la politica di alcune aziende, tra cui in particolare Nokia-Siemens, per aver fornito alle autorità iraniane strumenti di censura e di sorveglianza – si legge sul documento – che si sono rivelati fondamentali per l’arresto di dissidenti politici”.
In effetti la percezione che Nokia avesse rifornito i Pasdaran era abbastanza diffusa fra i cittadini iraniani nel periodo immediatamente successivo alle elezioni, tanto da tradursi in un vero e proprio boicottaggio dei prodotti con il marchio di Espoo . Dunque se dovesse essere confermato quando ipotizzato da Nikkanen, Nokia si ritroverebbe addosso non solo l’opinione pubblica iraniana ma, visti i precedenti, anche la stessa Unione Europea.
Giorgio Pontico