Il noto dualismo tra guerra e condizionatore con cui Mario Draghi aveva aperto la stagione di questa calda primavera, in Iran è diventato qualcosa di simile traslato sul mondo crypto: condizionatore o mining? La scelta (metaforica, ovviamente) non è soltanto questione di opportunismo, ma è una dicotomia obbligata, imposta da circostanze contestuali e che non prevede compromessi. Questo o quello, bisogna scegliere. E l’Iran ha scelto il condizionatore.
Stop al mining
Il Paese ha annunciato il blocco alle attività di mining a partire dal 22 giugno prossimo. Questa scelta è stata imposta dalla scarsità di elettricità sul territorio iraniano (nonostante il nucleare) e per i 118 operatori di mining autorizzati arriva così una sospensiva obbligata per la quale al momento non se ne conosce ancora la durata.
Tutto ciò succede in un Paese nel quale spesso le criptovalute, come sottolineato da TechCrunch, sono state sfruttate come strumento di evasione dalle restrizioni economiche imposte dal mondo occidentale: una rinuncia dolorosa, insomma, ma obbligata. E non la prima, peraltro: già negli anni passati erano stati operati blocchi alle forniture di energia per le fameliche centrali di mining, salvaguardando così per attività essenziali quella quota di elettricità che sarebbe altrimenti mancata al Paese.
Una criptovaluta come il Bitcoin (dominante sul panorama crypto internazionale) impone costi estremamente alti in termini di consumi ed ha un profilo di sostenibilità estremamente basso proprio in virtù delle attività – estremamente energivore – legate al mining ed alla gestione delle transazioni. Quando si acquistano criptovalute e si apre un wallet da popolare di investimenti, spesso non si è al corrente di questo aspetto, che è destinato però a diventare sempre più centrale sia con l’aumentare della valuta circolante, sia con l’aumentare degli investitori coinvolti.
In questa parentesi estremamente grigia per il comparto, il problema iraniano si aggiunge al resto e stratifica nuovi interrogativi su un mondo crypto che sembra allontanarsi dalle proprie stesse rivoluzionarie promesse. Ma del resto anche un entusiasta come Elon Musk su questo fronte era stato chiaro: se le criptovalute intendono affermarsi, il problema della sostenibilità va risolto. Tra le righe l’Iran sta chiedendo la stessa cosa, anche se al momento proprio il Re Bitcoin non sembra animato da grande fermento in tal senso.