Gli scontri seguiti alle elezioni sarebbero stati solo l’anticipo e ora la faccenda potrebbe istituzionalizzarsi e vedere l’Iran contrapposta agli Stati Uniti in Rete: a dichiararlo è lo Stato del Medioriente, che accusa gli USA di voler utilizzare Internet per attaccarli, “ma riuscendo finora a mostrare solamente la propria frustrazione”.
Il discorso di Hillary Clinton incassa così la seconda dura risposta dopo quella della Cina: d’altronde il Segretario di Stato degli Stati Uniti aveva chiamato in causa questi stati insieme all’Egitto, al Vietnam, alla Tunisia e all’Uzbekistan, in un’ideale versione digitale dell’asse del male.
Il governo iraniano arriva a sostenere che gli oppositori impegnati nella rivolta post-elettorale fossero sostenuti da potenze straniere e la televisione di stato, citando l’Ayatollah Ali Khamenei, ha detto che “gli Americani affermano di aver messo a disposizione attraverso Internet 45 milioni di dollari per aiutare gli oppositori della Repubblica Islamica dell’Iran”. Khamenei ha affermato che Washington avrebbe direttamente orchestrato le rivolte.
Il Senato degli Stati Uniti ha d’altra parte stanziato 50 milioni di dollari per diffondere le trasmissioni in lingua Farsi e per opporsi ai tentativi del Governo iraniani di bloccare Internet.
Claudio Tamburrino