È stato trascinato al cospetto dell’Alta Corte di Dublino, accusato di aver tardato fin troppo nella revisione delle attuali misure legislative a tutela del diritto d’autore sulle nuove reti di comunicazione elettronica. Il governo irlandese è così finito nelle grinfie della Irish Recorded Music Association (IRMA), l’associazione che tutela gli interessi delle grandi etichette discografiche.
Un’ azione legale clamorosa, dati gli intenti già sbandierati dalle autorità nazionali per un piano legislativo nel corso di quest’anno, in modo da bloccare in massa tutti quei siti colti in violazione del copyright. Nella visione dei discografici, l’attuale versione della legge sul copyright non sarebbe affatto in linea con le predisposizioni dettate dall’Unione Europea in materia di pirateria .
C’è chi ha subito sottolineato come IRMA voglia in realtà sfruttare la causa per fare pressione sul governo. Per vincere in tribunale, le grandi etichette dovrebbero dimostrare l’effettivo collegamento tra la mancata azione delle autorità e i danni economici subiti . Si era già parlato di 40 miliardi di euro persi in sei anni per colpa delle attività di scaricamento illecito dei contenuti.
Mentre un giudice di Dublino aveva stabilito che provider del calibro di Vodafone e UPC non siano affatto obbligati a bloccare gli accessi alle varie piattaforme della condivisione selvaggia. Perché appunto c’è un vuoto normativo che non contempla l’implementazione di misure come quelle previste dalla Dottrina Sarkozy. Un buco nella legge irlandese che ora potrebbe essere riempito con le richieste di IRMA.
Mauro Vecchio