Che l’infrastruttura cloud sia energivora è cosa nota. A saperlo bene sono anzitutto i protagonisti del settore, che ormai da anni si organizzano in modo da soddisfare il fabbisogno dei data center acquisendo o producendo energia pulita, nel nome della sostenibilità. Va però considerato che, seppur proveniente da fonti rinnovabili e dunque a impatto zero, viene spesso sottratta alla rete di distribuzione pubblica. Un problema concreto per alcuni specifici territori, l’Irlanda in primis.
Il cloud irlandese e i problemi per la rete elettrica
Sul tema è intervenuta la Commission for Regulation of Utilities, chiedendo l’adozione di misure che possano scongiurare il rischio blackout, come si legge in un documento ufficiale (PDF) di cui riportiamo di seguito un estratto in forma tradotta.
EirGrid ha evidenziato l’importante sfida che il mercato dell’elettricità dovrà affrontare nei prossimi anni. Il peggior esito potrebbe manifestarsi con la riduzione del carico e conseguenti blackout. Non è accettabile per CRU, è necessario introdurre misure al fine di gestire l’equilibrio tra la domanda e l’offerta.
EirGrid è l’operatore statale che si occupa di portare l’elettricità nelle case degli irlandesi e alle imprese locali. Per comprendere l’entità del problema è sufficiente considerare che il quantitativo di energia assorbito dalle infrastrutture cloud nel paese non arrivava al 2% del fabbisogno nazionale nel 2015, mentre secondo le previsioni la quota salirà fino al 15% entro il 2026.
Sono tre gli scenari che si prospettano. Il primo è quello che porta a non far nulla e gestire i blackout quando si manifesteranno, di certo non la più lungimirante delle scelte. Il secondo passa dall’imposizione alle aziende che hanno in carico i data center di non ampliare la loro portata per i prossimi anni. Il terzo consentirebbe invece a EirGrid di chiedere e ottenere una riduzione dei consumi alle aziende del settore, in caso di necessità. Secondo CRU, quest’ultima è l’opzione più fattibile.