In settembre aveva provato a giocare d’anticipo, chiedendo al giudice di certificare la conformità delle proprie attività rispetto alle leggi sul copyright. Ma adesso il contropiede rischia di costare caro a IsoHunt, uno dei più noti motori di ricerca per file del P2P. Il tribunale investito del caso ha deciso di trasformare l’interpello in una causa vera e propria, aprendo le porte ad un contenzioso lungo e dispendioso. E intanto gli avvocati di IsoHunt insistono: se siamo illegali noi, anche il search di Google lo è.
La decisione di istruire una causa “tradizionale” è stata assunta dai magistrati la scorsa settimana, dopo la prima udienza. È lo stesso proprietario di IsoHunt Gary Fung a raccontarlo a TorrentFreak : “Il giudice ritiene che le questioni sollevate dal caso siano troppo complicate, e che le sue conseguenze legali e tecniche possano essere molto grandi”. “Per questo – ha proseguito – ritiene che il processo sia più adeguato per esaminare per intero la documentazione”.
Fung si era rivolto al tribunale dopo aver ricevuto una richiesta di sospensione delle proprie attività da parte dell’associazione canadese dei produttori di musica ( CRIA ). Nella petizione i legali ponevano ai giudici una domanda molto semplice: può un motore di ricerca essere ritenuto responsabile per le attività illegali eventualmente svolte da coloro che lo impiegano? E se sì, qual è il significato di questa realtà per i motori di ricerca ed altri siti come YouTube?
La stessa linea è stata sostenuta anche nel corso dell’udienza. Secondo quanto riportato da Ottawa Citizen , infatti, l’avvocato di IsoHunt ha incalzato il giudice con una provocazione: “Chiunque può operare ricerche di questo tipo, provi anche lei. IsoHunt è un motore di ricerca, ed opera in modo analogo a Google. L’unica differenza è che Google opera ricerche su file di ogni tipo”.
Ma evidentemente questi argomenti non sono stati sufficienti per il magistrato. Adesso, la durata ed i costi del procedimento potrebbero risultare letali per IsoHunt, già fiaccato economicamente da una precedente causa persa contro Hollywood. Tuttavia l’importanza del caso sembra andare molto al di là della mera sopravvivenza di un’azienda. Laddove IsoHunt fosse sconfitta sarebbe lo stesso concetto di “internet search” a dover cambiare, con conseguenze difficilmente immaginabili per il futuro della rete.
Giovanni Arata