Dieci anni e mezzo di storia della condivisione in Rete, sette anni di battaglia con gli studios di Hollywood per difendere il proprio status di neutro motore di ricerca per file messi a disposizione da utenti terzi: isoHunt ha ceduto. Porrà fine alle proprie attività, si accorderà con MPAA su un risarcimento che per ora vale 110 milioni di dollari.
44,2 milioni di peer, 13,7 milioni di torrent attivi, una lunga serie di confronti in tribunale e un’alta percentuale di sconfitte, blocco italiano compreso: lo scontro tra isoHunt e l’industria del cinema, avviato nel 2006, era giunto a un punto di svolta nel mese di marzo del 2013. Il giudice della corte d’appello che stava analizzando il caso stabiliva che isoHunt non avrebbe potuto godere delle protezioni garantite dal DMCA ai neutri intermediari della Rete: il CEO Gary Fung, checché ne dicesse , sarebbe sempre stato consapevole della natura illecita dei traffici di contenuti intrattenuti attraverso la piattaforma, e li avrebbe agevolati e incoraggiati. Oltre il 90 per cento dei file indicizzati da isoHunt sarebbero illeciti, nonostante le ripetute ingiunzioni al filtraggio , e Fung avrebbe lucrato proprio sull’appetito dei netizen per i contenuti degli studios in circolazione senza l’autorizzazione dei detentori dei diritti.
Restava da decidere solo l’entità dei danni, in un confronto in tribunale previsto per il 5 dicembre: poiché la violazione di isoHunt era stata ritenuta intenzionale, l’accusa avrebbe potuto ottenere 150mila dollari di risarcimento per ciascuno dei file indicizzati dopo essere stati condivisi illegalmente dai cittadini della Rete. Prima di rivederesi di fronte a un giudice, MPAA e il CEO Fung sono giunti ad un accordo: hanno reso noto di voler rinunciare a combattere per vie legali, con Fung che cesserà l’attività di isoHunt e di siti collaterali quali TorrenTBox e Podtropolis e si impegnerà a rifondere MPAA con una cifra fissata a 110 milioni di dollari .
Si tratta di una cifra indubbiamente spropositata : la stessa MPAA, nel recente passato, aveva sottolineato come una richiesta di risarcimento da 2 milioni di dollari sarebbe bastata per costringere isoHunt alla bancarotta. Una cifra spropositata, ma per MPAA più preziosa del denaro che non riceverà probabilmente che in minima parte da Fung: gli studios potranno farne un vessillo deterrente per altri attori che volessero intraprendere il business della condivisione illecita. Gli studios lo dicono a chiare lettere: l’accordo è un messaggio forte per coloro che “fanno affari con l’incoraggiamento, l’abilitazione e l’agevolazione della violazione del copyright”, da ritenersi “essi stessi colpevoli di violazione” e per questo soggetti a denuncia.
“Ho fatto del mio meglio per dimostrare i benefici di BitTorrent e del file sharing, della ricerca e della condivisione della cultura – scrive il CEO di isoHunt Gary Fung – ma per me è arrivato il momento di dedicarmi a nuove idee nell’ambito del software e a nuovi progetti”. “Sgombrare il campo da servizi illegali come isoHunt – ha dichiarato invece il senatore Chris Dodd, presidente e CEO di MPAA – aiuterà ad assicurare che i servizi legali possano crescere e prosperare, e che i consumatori abbiano una maggiore libertà di scelta”. Ammesso che Hollywood persegua politiche di mercato che sappiano soddisfare le platee della Rete.
Gaia Bottà