Washington (USA) – C’è un’ammissione di impotenza dietro alla più importante azione legale mai tentata negli Stati Uniti contro gli spammer, cioè contro centinaia di individui che sono localizzati dai sistemi antispam come i nodi più attivi dello spam americano. L’azione, voluta dai quattro maggiori provider, è tanto inevitabile quanto sostanzialmente inutile, a sentire esperti ed esponenti degli stessi ISP.
Yahoo , Microsoft , Earthlink e America Online , ovvero i provider attraverso cui accedono ad internet decine di milioni di americani, si sono appellati a leggi statali e alla nuova legge federale antispam per sparare le proprie denunce contro gli spammer più accaniti.
Ad essere presi di mira sono gli spammatori selvaggi, quelli che secondo una recente classifica di Sophos consegnano all’America il primato di paese a più alta densità di spammer : da lì proverebbe il 56 per cento dello spam mondiale. E si parla di gente capace di spedire ogni giorno decine di milioni di messaggi di posta elettronica per pubblicizzare tutto quello che va da improbabili dispositivi anti-bugia a discutibili sistemi per l’allungamento del pene per arrivare a email pornografiche.
Tra coloro che vengono presi di mira, sulle cui tracce si muovono da tempo gli osservatori antispam, vi sono anche gli autori di infezioni informatiche che hanno trasformato in nodi sparaspam anche i computer a banda larga poco protetti di utenti internet inconsapevoli. Come ha spiegato Mikko Hypponen della società di sicurezza danese F-Secure , ad aver dato via libera agli spammer sono stati anche gli ultimi worm. Secondo Hypponen ci sono trojan ampiamente utilizzati dagli spammer per sfruttare da remoto i computer degli utenti più vulnerabili, computer “messi a loro disposizione” da worm come MyDoom , che hanno lasciato una porta aperta sui sistemi colpiti. “Attraverso quella backdoor – ha spiegato Hypponen nei giorni scorsi – è stato installato un certo trojan e, dopo pochi giorni, abbiamo visto quei computer iniziare a inviare spam”.
Il livello di intolleranza contro lo spam non va che aumentando. Come già noto, secondo la società specializzata Brightmail la posta indesiderata negli USA a febbraio ha superato il 60 per cento del totale . E ci sono stime di altre società di rilevazioni secondo cui ogni anno per i soli provider statunitensi lo spam rappresenta una spesa nell’ordine delle molte decine di milioni di dollari.
Stando ai rappresentanti dei quattro provider, che hanno già collaborato in passato contro lo spam ma che per la prima volta si presentano come un fronte unico , le denunce basate sulla nuova legge e le altre leggi dello stato possono colpire almeno un po’ più duramente di quanto sia accaduto in passato. Prendendo di mira soprattutto chi ha tentato di nascondere la propria identità dietro falsi mittenti o ha inviato a casaccio email pornografiche o contenenti codici pericolosi. Altri sono presi di mira perché, oltre a spammare a raffica centinaia di milioni di indirizzi email, hanno anche rivenduto ad altri spammer liste di indirizzi da spammare.
Cosa accadrà a tutti loro? Secondo alcuni esperti le denunce potrebbero portare ad un rallentamento di certo spam che, comunque, non solo non sarà fermato ma continuerà a crescere. Ciò viene ascritto anche alla legge su cui si basano parte delle denunce, una normativa pensata più per mettere in regola le aziende del direct marketing che per punire gli spammer industriali, capaci di nascondersi dietro un gioco di statole cinesi, falsi mittenti, trojan e quant’altro. Contro gli spammer, dice qualcuno, dovrebbero essere impiegati cybercop esperti, smanettoni capaci di risalire lungo le tracce lasciate da chi abusa della rete. Proprio per le deficienze della neonata legge antispam, molte denunce si rifanno anche a normative statali che “rafforzino” l’operazione di contrasto.
Come ha scritto il Wall Street Journal , sebbene i denunciati siano 222, i loro nomi rimangono per il momento ignoti e non è detto che i provider in qualche modo coinvolti nello spam da loro prodotto siano in grado di risalire alle loro identità. Un carico da 90 ce l’ha poi messo John Mozena, cofounder del CAUCE , probabilmente l’organismo antispam che da più anni combatte contro questo fenomeno. “Siamo felici sempre – ha spiegato – quando qualcuno va a caccia di spammer. Ma non riteniamo che queste denunce siano destinate a fare la differenza nella quantità di spam che la gente riceve. La storia dimostra che gli spammer ignorano queste denunce “.
Va detto che alcune cause aperte in passato hanno avuto quantomeno l’effetto di portare all’identificazione e all’arresto di qualche spammer , risultati dignitosi quanto fondamentalmente inutili per fermare questa piaga. “Ma quale sarebbe l’alternativa, – ha chiesto retoricamente in queste ore ai reporter un funzionario di Earthlink – come potremmo non denunciarli? Dobbiamo andargli contro”.
Sull’argomento vedi anche:
Antispam, frontiera delle libertà
PI intervista Furio Ercolessi, uno dei maggiori esperti di spam, sull’attualità della battaglia antispam, mezzi utilizzati, iniziative e normative. Perché lo spam cresce, cosa accadrà nel 2004 e perché si può sperare nella sua fine