Si chiama iSpy ed è l’ultimo “grido” in fatto di sistemi di spionaggio a distanza sulle comunicazioni mobile veicolate da cellulare. Il software, ideato da ricercatori della University of North Carolina at Chapel Hill , è in grado di riconoscere le singole lettere digitate sui piccoli schermi degli smartphone di nuova generazione e quindi di ricostruire parole e frasi complete.
Alla base della capacità spionistica di iSpy c’è lo sfruttamento di uno dei meccanismi introdotti dalle più recenti tastiere virtuali dei cellulari, vale a dire l’ingrandimento delle singole lettere durante l’immissione del testo da parte dell’utente. Il software riconosce questi ingrandimenti dalla distanza e permette di ricostruire quanto digitato in maniera pressoché completa.
Per usare al meglio iSpy occorre avere a disposizione una fotocamera con ottica reflex digitale (DSLR) capace di catturare video in HD – un setup che garantisce lo spionaggio testuale a 60 metri di distanza e persino filmando il riflesso dello smartphone negli occhiali opachi indossati dal suo proprietario.
Con configurazioni più modeste – la fotocamera di uno smartphone, ad esempio – la capacità di iSpy di intercettare il testo digitato resta intatta (risoluzione e larghezza dei sensori permettendo) ma si riduce ad appena 3 metri. In entrambi i casi, i ricercatori sostengono che iSpy sia in grado di “indovinare” le lettere digitate in relazione al contesto con una percentuale di successo del 90 per cento.
Alfonso Maruccia