Gerusalemme – Una jeep si dirige verso la folla di manifestanti inferociti, teatro dell’ennesima protesta antisionista organizzata da militanti per la causa palestinese. Si ferma a mezzo chilometro di distanza: esce un soldato con l’uniforme israeliana, armato di una scatoletta bianca apparentemente innocua. Pochi attimi ed un suono assordante squarcia l’aria: la folla riottosa, in preda al panico, si tappa le orecchie e si contorce dal dolore.
E’ l’ultima arma segreta in dotazione da tempo all’esercito israeliano, utilizzata pubblicamente soltanto adesso dopo molti anni di sperimentazioni. Un “cannone sonico” appositamente pensato per disperdere grandi gruppi di persone: battezzato Screamer , è un dispositivo non letale in grado di emettere fastidiosissime frequenze ad altissimo volume. Senza colpo ferire, questa arma può provocare convulsioni , nausea e terribili cefalee anche a centinaia di metri di distanza. Fonti non ufficiali parlano dell’esistenza di una versione ancora più potente di questo insolito cannone, capace di far vibrare violentemente gli organi del bersaglio fino a provocare emorragie .
La recente rivolta di Bil’in, occasione per il debutto della nuova arma, è stata così dispersa in poche ore: lo Screamer ha emesso lunghe e continue ondate invisibili che hanno fatto scappare 400 persone tra manifestanti palestinesi, turisti e israeliani. Dopo l’episodio, le forze di difesa israeliane hanno immediatamente dichiarato che “si tratta di armi non letali”. Nonostante le controverse dichiarazioni rilasciate da un ufficiale israeliano al Jerusalem Post , che ammette di essere scettico sulle armi soniche: sarebbero utilizzabili “solo quando non provocano danni per i nostri soldati”.
“Armi come queste”, continua l’ufficiale, “vanno utilizzate soltanto in casi di necessità”. Infatti nel corso dei tafferugli di Bil’in un ragazzo palestinese avrebbe accecato un soldato israeliano attaccandolo con una pietra. Secondo l’autorevole quotidiano di Gerusalemme, l’uso dello Screamer è un avvenimento senza precedenti che rappresenta un significativo cambio di paradigma nelle tattiche di guerriglia urbana. Nonostante molti stati in tutto il mondo posseggano armi simili, nessun esercito ne aveva mai azzardato l’uso su un numero così elevato di soggetti. L’ esperimento di Bil’in, dicono le autorità, ha avuto “esito positivo”: non ci sono stati feriti gravi.
Tommaso Lombardi