Gerusalemme – Un telefono cellulare che non permette di chiamare hot-line erotiche e salva l’utente da atti impuri , condannati dalla tradizione giudaica. E’ il nuovo prodotto di Mirs , azienda israeliana partner di Motorola : il Washington Post l’ha già ribattezzato “il telefono kosher”, ovvero in linea con i dettami dei rigorosi rabbini ultraortodossi.
Il terminale non è provvisto di funzioni aggiuntive , giochi o software particolarmente avanzati: si limita al suo ruolo originale, ovvero quello di ricevere ed effettuare chiamate . Sullo chassis del telefono campeggia la stella di David, simbolo dell’approvazione di un apposito “comitato di vigilanza” costituito da rabbini tradizionalisti.
Il comitato ha infatti inserito all’interno del telefono una lista di 10mila numeri bloccati , tra i quali spiccano chat erotiche ed agenzie per “incontri promiscui”. “C’è molta richiesta per questo tipo di apparecchi”, dice il CEO di Mirs, Abrasha Burstyn, intervistato dal Washington Post.
Gli ultraortodossi sono il 14% della popolazione israeliana ma il telefono prodotto da Mirs potrebbe trovare un ottimo target anche in altre comunità religiose note per la loro osservanza. Ad esempio, una versione musulmana del dispositivo potrebbe essere un vero successo in tutto il medioriente. Il concetto di “kosher”, infatti, trova corrispondenza in quello tipicamente musulmano di “halal” (consentito).
La strategia di Mirs si basa su un’osservazione assai pertinente: in un’ottica di rapida espansione tecnologica , i gruppi religiosi più integralisti ed osservanti potrebbero presto trovarsi in difficoltà. Questo perché l’onnipresenza dei servizi telematici permette l’accesso ad una vasta mole di materiale moralmente discutibile , soprattutto dal punto di vista sessuale.
“Non vogliamo che la corruzione del mondo entri dentro le nostre comunità”, sostiene l’avvocato Jacob Weinroth, attivo sostenitore dell’iniziativa dei cellulari religiously correct . “Al tempo stesso”, parla Weinroth a nome dei vari gruppi religiosi israeliani, “non possiamo permetterci di perdere le possibilità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione”.