Complice anche la riduzione nel volume dei nuovi contagi registrata nelle ultime settimane, Israele ha deciso di mettere al bando l’impiego della tecnologia sviluppata dell’intelligence dello Shin Bet per il tracciamento delle persone affette da COVID-19. Un sistema in origine realizzato nel contesto della lotta al terrorismo, di recente riadattato per l’impiego durante la crisi sanitaria con l’obiettivo di assicurarsi che i soggetti con coronavirus rimanessero isolati senza trasmettere l’agente patogeno ad altri.
No alla tecnologia antiterrorismo per la Fase 2 in Israele
I vertici del paese hanno scelto di utilizzarla solo in casi di estrema necessità, preferendo ricorrere su più ampia scala a soluzioni meno invasive, andando così incontro alle richieste di chi aveva sollevato dubbi e malcontenti in fatto di privacy. Nel caso in cui però si dovesse malauguratamente assistere a una seconda ondata di infezioni, la decisione potrebbe essere rivista.
La tecnologia in questione si basa sul tracking degli smartphone e sebbene per modalità operative non possa essere messa sullo stesso livello di software come Immuni (da oggi è online su GitHub il codice sorgente), la finalità è simile a quella delle altre per il contact tracing.
In Israele, dove la popolazione è composta da circa 8,9 milioni di persone, sono stati finora accertati poco più di 16.700 casi di contagio con meno di 300 decessi. Nel territorio, così come in Italia, è già iniziata la Fase 2, con l’apertura di attività commerciali e (a differenza del nostro paese) delle scuole.