Un gruppo di cracker ha superato le difese di tre contractor israeliani che hanno controbuito ad Iron Dome, lo scudo antimissilistico di cui si è dotata Israele nel 2011. A riferirlo è Cyber Engineering Services ( CyberESI ): si tratterebbe di un attacco risalente al periodo successivo alla prima implementazione di Iron Dome, tra l’ottobre 2011 e l’agosto 2012,
Ideato da Rafael advanced defense systems , la seconda azienda militare del paese con oltre 6.500 dipendenti e un fatturato di 2 miliardi di dollari all’anno, proprio questa sarebbe finita nel mirino degli attaccanti, insieme ai contractor Elisra Group e Israel Aerospace Industries.
Lo “Scudo di Ferro” di Isreale è un sistema antimissile a corto raggio che lancia missili guidati Tamir (dal costo di 60mila dollari ognuno), da 4 batterie distribuite a Ashkelon, Sderot, Beersheba e Tel Aviv: esso opera individuando tramite radar il colpo nemico e provvedendo ad intercettarlo se si calcoli sia destinato a colpire un’area abitata o un luogo sensibile, avvertendo al contempo tramite sirene la popolazione di raggiungere (in teoria con 3 minuti di preavviso) un rifugio sicuro.
Nel conflitto che sta proseguendo in questi giorni, per esempio, da entrambi le parti vengono sparati missili: ne sono partiti già 800 da Gaza su Israele, più di 160 al giorno, e 635 di questi hanno colpito il sud, il centro e il nord del paese. Altri 147, però, sono stati intercettati dal sistema di difesa anti missili Iron Dome. Grazie a questo sistema si ritiene che mentre il drammatico conto delle vittime palestinesi è già arrivato a superare quote impressionanti, la quota delle vittime civili israeliane è praticamente ferma a zero.
La guerra si combatte su diversi fronti, quindi, e nel ventunesimo secolo il fronte informatico non è meno importante delle linee da tenere sul campo di battaglia. Mentre la diplomazia Israeliana lavora per spiegare al resto del mondo il proprio operato, il Governo non può trascurare quanto accaduto ai suoi contractor : già negli attacchi informatici subiti nel 2012 i cracker sarebbero riusciti a trafugare una gran quantità di dati dalle tre aziende , in gran parte relativa alla proprietà intellettuale legata ai missili Arrow III, a quelli balistici e ai veicoli UAV ( Unmanned Aerial Vehicles ) da essi progettati.
Secondo Joseph Drissel di CyberESI tutto indicherebbe la mano di attaccanti cinesi, alcuni indizi punterebbero direttamente all’ unità di Shangai dell’Esercito di Liberazione del Popolo conosciuto con il nome in codice 61398, la stessa accusata dagli Stati Uniti di aver trafugato i segreti dell’industria nucleare, dei metalli e dell’energia solare a stelle e strisce.
Claudio Tamburrino