Gerusalemme – Le autorità militari israeliane hanno confermato ad AP che il governo del paese potrebbe presto dare una scossa senza precedenti ai propri armamenti, sfruttando a piene mani le ultime tecnologie militari.
Se tutto andrà come sperano i vertici militari, Israele, che dispone di uno dei più potenti eserciti al mondo, si doterà di un fronte di sicurezza iper-tecnologico , pensato non solo per completare gli apparati di difesa ma persino per sostituire la presenza di soldati umani nelle zone più critiche.
Avanguardia di questo nuovo esercito automatico saranno quelli che qualcuno ha già definito rudimentali Terminator , ossia veicoli con capacità di fuoco che verranno gestiti da remoto, capaci di osservare con estrema perizia e con gli strumenti più aggiornati il territorio in cui si muovono.
Da remoto, dunque, i soldati potranno individuare gli eventuali obiettivi da colpire: sarà poi il terminator a decidere quale arma utilizzare per ottenere lo scopo.
Questi veicoli sperimentali nei progetti dell’Esercito saranno affiancati da nuovi sistemi di sorveglianza e rappresaglia hi-tech, come droni aerei di piccole dimensioni, con un peso inferiore ai 2 chili. Inoltre i tradizionali posti di guardia posizionati da Israele sui confini più caldi verrebbero sostituiti da postazioni multifunzione , capaci tanto di difendere il territorio quanto di analizzarlo attraverso nuovi sistemi di sensori.
Proprio i sensori, secondo quanto riportato sui media israeliani, sarebbero il primo passo di questo progetto di difesa hi-tech, e consentirebbero di “illuminare” con qualsiasi tempo e in qualsiasi orario l’intero confine israelo-palestinese.
L’idea di utilizzare mezzi informatizzati dotati di armi e capacità offensive non è certo nuova, si pensi ai discussi progetti australiani in questo senso, ma è la prima volta che si ritiene possano sostituire l’uomo in zone di guerriglia.
Si tratta, evidentemente, di un progetto non solo estremamente complesso sul piano tecnico ma anche decisamente oneroso su quello economico e non è ancora sicuro che il Governo deciderà di avallare un simile sviluppo. La sua applicazione, però, potrebbe risolvere, secondo i militari, i grossi problemi strategici previsti dopo l’uscita delle truppe da Gaza, uscita che dovrebbe avvenire entro il settembre dell’anno prossimo.
Inutile dire che il progetto incontra le critiche delle autorità palestinesi. Secondo un rappresentante dell’OLP, Saeb Erekat, Israele “vuole trasformare Gaza in una grande prigione con 1,3 milioni di persone al suo interno”. La preoccupazione, cioè, è che le nuove armi siano destinate a seguire tutti i movimenti dei palestinesi da e per Gaza.