I soliti dolori del web tricolore, che sta entrando a fatica nelle abitazioni del Belpase, non ai ritmi sospinti di altri paesi dell’Unione Europea. Tra cittadini e nuove tecnologie, l’ultimo rapporto Istat ha lasciato l’Italia alla 22esima posizione nella lista delle nazioni più connesse a livello domestico, con un valore pari al 62 per cento contro la media del 73 per cento delle famiglie europee con almeno un componente tra i 16 e i 74 anni .
Rispetto alla fine del 2011 , il numero delle abitazioni connesse alla Rete è rimasto stabile (55 per cento), così come quello dei nuclei familiari che dispongono di almeno un PC (59,3 per cento). È però in aumento il valore percentuale (da 45,8 a 48,6) delle abitazioni che possono disporre di una connessione al web in banda larga .
Negli ultimi dati diffusi dall’Istat, quelle famiglie che contano almeno un minorenne risultano le più connesse. Nell’83,9 per cento dei casi c’è in casa un PC, mentre il 79 per cento ha accesso al web. All’altra estremità demografica, le famiglie di soli anziani (65 anni e più) sono le meno avvezze alle nuove tecnologie, con il 13,9 per cento a possedere un PC e l’11,8 a navigare su Internet .
Per quanto concerne gli specifici utilizzi del web da parte degli internauti d’Italia, la stragrande maggioranza (81,3 per cento) sfrutta la Rete per spedire o ricevere email , mentre il 67,7 per cento cerca informazioni pratiche su beni e servizi e il 51,2 per cento preferisce scambiare messaggi su chat, social network e blog. Nel corso del 2012, il 28,2 per cento dei maggiori di 14 anni ha sfruttato la Rete per ordinare o acquistare merci o servizi per fini privati, dai biglietti aerei alla prenotazione di alloggi.
Notizie non certo incoraggianti sul fronte digital divide: tra il 2011 e il 2012 è rimasto stabile in relazione al territorio e alle differenze tra categorie sociali. Le famiglie del Centro-nord che dispongono di un accesso a Internet sono il 58,1 per cento, a fronte del 49,6 per cento riscontrato nel Sud . Il livello d’accesso al web tra capofamiglia professionisti e operai passa dal 24,8 al 18,6 per cento.
Mauro Vecchio