Il nuovo rapporto ISTAT, “Rapporto sul benessere equo e sostenibile” (BES), fotografa quello che è lo stato dell’Italia durante la pandemia ed un dato emerge con violenza dai numeri del rapporto: i ritardi che paghiamo in termini di digital divide si sono pesantemente rivoltati contro chi subisce questa situazione, rischiando isolamenti e ritardi ancor maggiori. Un prezzo salatissimo che parte della popolazione sta pagando e che pagherà a lungo, perché quanto successo nel 2020 non si recupera più: la ferita è aperta.
Il costo del digital divide
Per “digital divide” si intende un divario da interpretarsi in duplice direzione: da una parte un divario culturale, basato su una carenza di competenze che impedisce di accedere alle risorse disponibili online; dall’altra v’è un divario strumentale, fatto di connettività e di strumenti hardware all’altezza.
Il divario culturale è misurabile nell’abitudine all’accesso:
Nel 2020 il 69,2% della popolazione di 11 anni e più ha utilizzato internet regolarmente, ovvero almeno una volta a settimana nei 3 mesi precedenti l’intervista. Tra il 2019 e il 2020 si registra l’incremento annuale più elevato degli ultimi 7 anni, dovuto anche all’accelerazione determinata dalla crisi pandemica. La quasi totalità dei ragazzi di 15-24 anni naviga in rete (oltre il 90%), mentre per le persone di 60-64 anni la quota di internauti scende al 66,6%, e arriva al 44% tra le persone di 65-74 anni; in questi segmenti di utilizzatori meno assidui si registrano però gli incrementi più significativi rispetto all’anno precedente.
Dove era semplicemente una inerzia mentale a rallentare l’abitudine quotidiana al collegamento, la pandemia ha accelerato il corso degli eventi; dove invece non vi sono le condizioni per poter fruire dei servizi online, il salto non è stato possibile così improvvisamente. I dati evidenziano anche elementi trasversali molto utili per comprendere dove occorra incidere maggiormente con politiche di inclusione:
L’uso di internet è ancora caratterizzato da un divario di genere a favore degli uomini (72,9% contro 65,8% delle donne) che rimane stabile rispetto all’anno precedente. Va però evidenziato che tra i giovani di 15-19 anni si registra un vantaggio femminile, per le classi di età successive e fino ai 59 anni tali differenze sono molto contenute, mentre si accentuano per i più anziani, raggiungendo i 12 punti percentuali a favore degli uomini nella classe di età 65-74 anni. Si confermano, anche nel 2020, ampie e invariate differenze territoriali. Lo svantaggio del Mezzogiorno (63,4%) è reso particolarmente evidente da uno scarto di 9 punti percentuali rispetto al Nord e al Centro (72,3%).
Cosa potevano fare i giovani che vivono in case senza ancora un computer ed una connessione? Come poter fare in modo che il loro percorso d’apprendimento e di socializzazione non possa essere vincolato da condizioni familiari penalizzanti? Infatti, secondo i dati disponibili nel report ISTAT, solo gli smartphone sono ormai presenti in tutte le famiglie, ma ciò non può certo essere un succedaneo di una esperienza più proattiva e completa quale quella disponibile su device di maggior caratura. Eppure un terzo delle famiglie non dispone di computer e connessione, abbinata che oggi abilita all’accesso ad una moltitudine di opportunità senza pari.
Nel 2020, in Italia, il 66,7% delle famiglie dispone di un accesso ad internet e di almeno un computer. Rispetto al 2019 si registra un aumento di 1,6 punti percentuali, dovuto esclusivamente all’incremento delle famiglie che dispongono di un accesso ad internet (che passano dal 76,1% al 79,6%) mentre non si osservano variazioni significative per quanto riguarda la disponibilità di un pc.
Ciò ha determinato un colpo drammatico a livello di formazione: nell’anno della DaD, infatti, sono molti i ragazzi che non hanno potuto accedervi. Secondo alcune stime, almeno l’8% dei ragazzi non ha potuto giovarne, restando quindi completamente isolati rispetto al – pur rallentato – percorso didattico dei cooetanei:
L’impatto del livello di istruzione dei componenti della famiglia sulle dotazioni e l’utilizzo delle ICT è molto forte, cosi come la presenza di almeno un minore in famiglia. Infatti la quasi totalità delle famiglie mediamente più istruite (in cui almeno un componente è laureato) dispone di una connessione e di almeno un pc (92,8%), quota che scende al 31,7% quando il titolo più elevato in famiglia è la licenza media. Analoga tendenza si riscontra per le famiglie in cui è presente almeno un minore (87,4%) contro quelle composte di soli anziani (30,2%). Tali divari rimangono stabili rispetto al 2019.