Mario (il nome è di fantasia) sta scrivendo il suo ennesimo articolo tecnico su una prestigiosa rivista informatica. Anche se molto giovane, è uno dei maggiori esperti nel campo e si sta impegnando per raggiungere traguardi professionali sempre più alti.
Non è stato sempre così.
Ero stato contattato da Mario poco dopo aver scritto il Bravo Informatico perché gli dessi un consiglio per cambiare, per realizzarsi. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto che l’azienda dove Lui stava lavorando gli aveva promesso un contratto ed un aumento da tempo, ma rimandava sempre la scelta. Il suo capo era sempre assente, le responsabilità del lavoro si facevano sempre maggiori e sempre più pressanti e si era reso conto che alla fine tutto era sulle sue spalle.
Insomma si sentiva sminuito e sfruttato e voleva fare qualcosa per cambiare.
Ottimo, gli ho detto. Sei già molto avanti. La maggior parte di noi avverte che c’è qualcosa che non va, ma oltre ad un timido cenno d’insofferenza non va. Ho visti molti lamentarsi, ma pochi fanno davvero qualcosa per cambiare.
È vero, mi ha risposto Mario, ma io voglio cambiare.
Il cambiamento è un percorso che implica la conoscenza di dove si vuole andare e del percorso che si vuole intraprendere e delle regole per farlo.
Per ottenere il tuo obiettivo (un migliore lavoro) devi conoscere in base a quali regole ed a quali informazioni l’azienda sceglie le persone.
Le aziende sono prevedibili e lente e si muovono secondo schemi fissi. Uno di questi dice che le posizioni retributive e dell’organigramma devono essere riviste ogni 12-15 mesi.
Se rimani fisso nell’organigramma o nello stipendio significa che l’azienda in questo momento ritiene che tu possa essere sostituito senza danni.
In pratica sei spendibile. Se ti trovi in questa situazione e nessuna proposta scritta ti è stata fatta allora è il momento di cambiare lavoro, se sei ancora in età di farlo.
E se mi fanno una contro-offerta? – mi ha chiesto Mario – Rifiuta, perché, ti offriranno quello che tu già pensi di valere, e poi più nulla per i prossimi 2 anni, e non è questo quello che vuoi, mi sembra?
E così ha fatto Mario.
Il primo passo è stato quello di realizzare un curriculum vitae essenziale ma bello da vedere, pulito, conciso ed ordinato.
Per far questo ci siamo avvalsi delle conoscenze di un esperta del lavoro che mi ha passato i migliori CV tra quelli che aveva ricevuto nell’ultimo anno.
Pronto il CV, Mario ha risposto a diversi annunci finché non è stato chiamato a sostenere un colloquio. Ed adesso, cosa devo fare, mi ha chiesto.
Te l’ho detto, le aziende sono prevedibili. I colloqui sono sempre uguali, fanno sempre le stesse domande. Sono tenuti da psicologi del lavoro che hanno studiato tutti sugli stessi libri. Fanno una domanda, si aspettano un certo tipo di risposta.
L’intervistatore di un primo colloquio ignora completamente chi tu sia e che lavoro tu faccia (specie per noi IT è difficilissimo dire che lavoro facciamo), e quindi eviterà di farti domande sul tuo lavoro, anche perché non sa di cosa tu stia parlando, ma vorrà sapere come ti poni davanti ai problemi e come ti esprimi.
Ho indicato a Mario un paio di siti da dove prendere degli spunti interessanti, quindi gli ho consigliato un libro da leggere ed alla fine abbiamo simulato molte sessioni di colloquio da tenere. In ogni sessione il comportamento tenuto da Mario e le risposte che dava erano sempre più sicure e determinate, fino a quando non è stato pronto per sostenere il colloquio vero e proprio.
Negli States esistono da tempo questi servizi. Preparano le persone ai colloqui di assunzione, cosicché un candidato sappia come comportarsi. Ti indicano le risposte giuste ai test e del perché sono considerate giuste.
Su una cosa però ho avvertito Mario: esiste un lato oscuro in un colloquio di assunzione, ed è proprio la conoscenza dell’azienda. L’azienda di sé mostra il lato che vuole, ma quello che a te interessa lo tiene gelosamente custodito.
A meno di non conoscere qualcuno dentro è difficile sapere importanti informazioni come la qualità del lavoro, inteso sia come ambiente che come rapporti tra le persone, la preparazione dei responsabili, le politiche d’incentivo, la formazione, la rigidità delle norme interne, la griglia retributiva e cosi via al fine di redigere un giudizio complessivo delle politiche del personale dell’azienda.
Se ci fosse un tale servizio le aziende con giudizi negativi si vedrebbero probabilmente costrette a cambiare molte cose, soprattutto perché i clienti potrebbero risultare sensibili a certe comportamenti.
Perciò sii molto attento all’ambiente, a come si comportano, se pensi che siano lì per uno scopo diverso dal tuo, desisti. Un colloquio è un accordo tra le parti, se pensi che l’accordo che stai stipulando è insoddisfacente è inutile continuare a perdere tempo.
Il segreto è sempre nel ricordare che TU VALI .
Il colloquio è stato un successo e Mario ha avuto il posto, subito dopo mi ha chiamato per dirmi che lo aspettavano 12 mesi di duro lavoro: “Alla fine voglio vedere cosa mi offrono, altrimenti cambio”.
Volontà, informazione, preparazione gli avevano permesso di raggiungere il suo scopo. Aveva capito la lezione.
I precedenti interventi di G.C. sono disponibili a questo indirizzo