Le ragioni sono diverse, ma in entrambi i casi ci sono cambi ai vertici di due aziende IT. Dopo l’ abbandono di Jerry Yang del timone di Yahoo!, da molti ritenuto persino tardivo, l’azienda numero due del search su Internet ha nominato un successore: è Carol Bartz , già ai vertici di Autodesk e da ieri nuova CEO dell’azienda di Sunnyvale. Nelle stesse ore, invece, lasciava la sua carica il discusso ma vincente William Watkins , artefice della rinascita di Seagate che ha traghettato il marchio dello storage ai vertici del comparto a livello mondiale.
Bartz, da tempo tra i papabili per la poltrona di comando di Yahoo!, già da qualche ora veniva indicata come probabile successore di Yang: ma è stato solo con il suo arrivo in azienda, e con la conseguente conferenza stampa telefonica di rito avvenuta nella mattinata statunitense, che si è avuta la conferma della nomina. Il manager non porta in dote una particolare esperienza nel settore del web, terreno con il quale dovrà anzi misurarsi per la prima volta nella sua carriera: ma l’executive sarà senz’altro in grado di offrire a Yahoo! quella guida ferma e autorevole che fino ad oggi è mancata. E, all’occorrenza, di operare i tagli che si dovessero rendere necessari per garantire la sopravvivenza del marchio.
Diversa la situazione di Watkins: artefice dei più recenti successi di Seagate, aveva preso il posto di Stephen Luczo che aveva negli anni precedenti risanato i conti dell’azienda. Lo stesso Luczo, nel frattempo divenuto presidente del gruppo, è stato richiamato in servizio come CEO per sostituirlo: all’origine dell’allontanamento, la cui motivazione ufficiale resta confinata nella generica formula di una rinfrescata al vertice, ci sarebbero in realtà contrasti e lotte intestine che si trascinavano da tempo ai piani alti dell’azienda di storage, acuiti probabilmente da un ultimo trimestre del 2008 (i cui risultati verranno comunicati alla fine di questo mese) che non ha soddisfatto proprio tutti e che imporrà alcuni tagli di personale .
È proprio attorno ai risultati delle vendite del periodo natalizio che si concentra in questi giorni l’attenzione degli analisti: in alcuni casi, come quello di Nvidia , ci si attende addirittura un crollo nell’ordine del 50 per cento rispetto al trimestre precedente, con una flessione degli introiti del 20 per cento e la revisione in ribasso delle previsioni per il prosieguo del 2009. Una sorte analoga a quella di Adobe , che nelle scorse ore ha perso diversi punti in borsa a causa della scarsa fiducia che gli analisti ripongono nei risultati portati a casa nelle scorse settimane.
Se la cavano meglio alcune altre aziende, tra cui l’indiana Infosys , alcune statunitensi impegnate nel fotovoltaico ( ma non tutte ), e in questi giorni la startup Twitter ha avviato la costituzione di un più massiccio management commerciale con l’assunzione di un executive esperto come Kevin Thau per allargare gli spazi di manovra e di espansione anche in campo mobile. In ogni caso, e anche i risultati di un gigante come Sony lo confermerebbero , si tratta di un momento molto difficile, che andrà probabilmente avanti per tutto il 2009 e che imporrà scelte critiche e molta attenzione ai flussi di cassa.
Restano invece un mistero i licenziamenti annunciati, ma che non trovano conferme ufficiali, di SAP e Oracle : le due aziende, entrambe tra le leader mondiali nello sviluppo di soluzioni software, sarebbero sul punto di procedere ad alcuni tagli. Ma il balletto delle cifre crea qualche confusione, soprattutto in merito alla portata effettiva delle operazioni: nel caso di SAP si tratterebbe di semplici assestamenti conseguenti alle acquisizioni del 2008, e dunque i tagli servirebbero a sfoltire i doppioni (senza dimenticare che, come sempre in questi casi, ci sono pur sempre dei lavoratori che si ritrovano a spasso).
Discorso analogo per Oracle, che negli ultimi anni ha fatto letteralmente shopping per allargare il proprio raggio d’azione, e che dovrebbe prima o poi portare a termine l’analisi dell’attuale assetto societario e provvedere ad una ristrutturazione che si potrebbe quasi definire “obbligata”. Le cifre snocciolate dai bene informati arrivano in alcuni casi a 8mila licenziamenti , cifra piuttosto significativa alla luce di un totale di 84mila occupati. Altre fonti parlano invece di appena 500 tagli: un valore tutto sommato contenuto, che farebbe aumentare non di poco la fiducia nelle prospettive immediate e future di Oracle. Nessuna delle due aziende, tuttavia, al momento ha voluto commentare queste indiscrezioni.
Luca Annunziata