Occorrono nuovi strumenti per rafforzare la possibilità di un intervento tempestivo contro contraffazioni e frodi commesse online : un fenomeno in crescita, spiega l’Autorità garante della concorrenza e del Mercato, nonostante la diminuzione della propensione alla spesa conseguente alla crisi e che in realtà vede i consumatori sempre più consapevoli nello scegliere prodotti contraffatti.
A dirlo è il Presidente di AGCM Giovanni Pitruzzella che, chiamato ad intervenire dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo, ha fatto un excursus sull’esperienza dell’Authority nel campo e messo in luce i problemi che persistono.
Secondo il Rapporto 2014 del Censis sulla contraffazione, svolto per conto del Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, nel 2012 i prodotti contraffatti in Italia – pur in calo a causa della diminuzione del potere di acquisto subito dalle famiglie – hanno fatto incassare circa 6,5 miliardi di euro. Si stima che la contraffazione abbia determinato una diminuzione dei posti di lavoro che si attesta intorno alle 100mila unità e che il gettito fiscale in meno sia stato di circa 1,6 miliardi di euro per le imposte dirette e a 3,6 miliardi di euro per quelle indirette.
Agcm, in base alle disposizioni del Codice del Consumo, è competente ad accertare e sanzionare le pratiche commerciali scorrette ed ha anche poteri istruttori “alquanto penetranti” con la possibilità di irrogare sanzioni pecuniarie da 5mila a 5 milioni di euro. I procedimenti si sono conclusi accertando la scorrettezza delle pratiche e elevando sanzioni per un totale di circa 1,1 milioni di euro. Tuttavia la misura più efficace è risultata quella dell’oscuramento del sito di riferimento: complessivamente , grazie anche alla collaborazione della Guardia di Finanza, nel 2013 l’Autorità ha proceduto ad oscurare 165 siti relativi a prodotti di marca contraffatti , siti che erano riconducibili a persone fisiche residenti in Cina o a server situati in Malesia.
Per quanto aggirabile dai contraffattori, che possono appoggiarsi ad un diverso nome a dominio, questa misura permette all’Autorità di mettere in allerta i consumatori, che si ritrovano su pagine web non funzionanti. Pitruzzella spiega inoltre che le decisioni di oscurare i siti sono state spesso accompagnate da comunicati stampa, poi ripresi dai più importanti mezzi di comunicazione: questa modalità di pubblicità delle proprie decisioni ha consentito all’Autorità di “allertare” i consumatori, nel tentativo di responsabilizzarli.
Nonostante questo, afferma Pitruzzella, il fenomeno è tale da invocare nuovi strumenti “per rafforzare la possibilità di un intervento tempestivo contro le violazioni commesse a danno dei consumatori attraverso l’uso di Internet”, soprattutto per cercare di fermare un trend che sta spingendo gli utenti ad abituarsi a questo tipo di mercato. “In base al Rapporto Censis 2014 su questa materia, il 75 per cento dei soggetti giovani intervistati nell’indagine – ha sottolineato Pitruzzella – acquista consapevolmente prodotti contraffatti, per una scelta intenzionale e ripetuta”.
Claudio Tamburrino