A partire da oggi, primo marzo, fa il suo esordio ufficiale in Italia la ricetta elettronica.
Mentre i proclami dell’Agenda Digitale sembrano continuare a registrare rinvii e ritardi, e la tanto attesa carta d’identità elettronica rimane ancora nella fase sperimentale, dunque, la strada della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, e in questo caso della sanità, passa dai medici di base.
Secondo le disposizioni della “normativa sulla circolarità nazionale della ricetta dematerializzata”, approvata lo scorso dicembre e che adotta un decreto di oltre di tre anni fa, i medici non dovranno più segnare sulla nota ricetta rossa le prescrizioni soggette ad esenzione fiscale, i cosiddetti farmaci passati dalla mutua o disponibili a prezzi ridotti, ma dovranno registrarli sulla piattaforma elettronica predisposta ad hoc e che dovrà essere consultata dai farmacisti per verificare la cura per il paziente, che verrà da loro identificato grazie al codice fiscale.
Questo nuovo sistema avrà l’indubbio vantaggio di comportare un risparmio sulla procedura cartacea e di controllare meglio il fenomeno di falsificazione delle ricette. Inoltre il sistema ha valore nazionale, pertanto i farmaci potranno essere ritirati dai pazienti anche fuori dalla regione di residenza.
Tra la legge e la realtà passa però la preparazione di medici e farmacisti: tutte le farmacie dovranno , a partire da oggi, essere provviste dei supporti necessari a collegarsi al medesimo sistema informatico su cui il medico avrà prescritto un farmaco o previsto una visita per il paziente.
In guardia dai possibili disagi mette anche il Segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg), Giacomo Milillo, che spiega come “il medico non potrà più contare sul supporto dell’assistente di studio nella velocizzazione delle procedure di ricettazione, e ci saranno complicazioni anche nelle procedure di coinvolgimento del sostituto medico che per il momento salvo eccezioni (Campania) dovrà continuare ad utilizzare la ricetta rossa”. Problemi che potrebbero causare oneri aggiuntivi per il medico e quindi “tempo tolto alle visite e attese più lunghe per gli assistiti”.
Inoltre la ricetta elettronica non comporta ancora l’addio alla carta: i pazienti continueranno, almeno per il momento ed almeno fino al 2017, quando in teoria il sistema dovrebbe diventare completamente paperless, a ricevere dal dottore un piccolo promemoria da consegnare al bancone della farmacia, che permetterà di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o assenza di connessione a Internet. Inoltre il sistema non verrà ancora applicato, almeno fino al 2017, ad alcuni farmaci come gli stupefacenti, l’ossigeno, le prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale e i farmaci con piano terapeutico Aifa.
Manca, infine, ancora un sistema per ovviare al vecchio sistema delle “fustelle” ovvero la parte di codice a barre associato ad ogni farmaco e che al momento viene attaccato direttamente ad una ricetta in caso di farmaco preso tramite mutua: anche se i codici della confezione sono inseriti direttamente sul computer ancora non è stato possibile determinare un meccanismo che ne annulli il valore rispetto alla necessità di identificare e distinguere i farmaci erogati a carico del servizio sanitario nazionale da quelli pagati direttamente dal cittadino.
Claudio Tamburrino