Oramai la valutazione delle capacità basilari della popolazione si misura in analfabetismo funzionale e competenze digitali. Se da un lato in certi Paesi, Italia compresa, si presenta il problema della conoscenza del vocabolario, della comprensione del testo e di calcolo, dall’altro si nota sempre di più l’inadeguatezza dei cittadini nell’utilizzo delle tecnologie di comunicazione e informazione.
I due problemi spesso coincidono e, nel caso specifico del Belpaese, gli ultimi dati confermano che la strada da percorrere verso risultati positivi è ancora molto lunga. L’ultima indagine Istat – armonizzata a livello europeo – conferma che l’Italia è al quartultimo posto nella graduatoria europea.
L’Italia ha un deficit di competenze digitali
Secondo quanto ripreso da Corriere Comunicazioni, nel 2021 solo il 45,7% della popolazione tra 16 e 74 anni ha competenze digitali “di base”. Si tratta di un dato tutt’altro che positivo, in quanto il piano di azione europeo fissa il target all’80% dei cittadini entro il 2030, per competenze digitali basilari come “alfabetizzazione all’informazione e ai dati”, “comunicazione e collaborazione”, “creazione di contenuti digitali”, “sicurezza” e “risoluzione dei problemi”.
Nel 2021 a livello europeo la media è pari al 53,9%; pertanto, l’intero Vecchio Continente presenta un problema analogo. Solo Finlandia e Olanda sono vicini al raggiungimento della quota minima, e Irlanda, Danimarca e Svezia completano la Top 5. Dietro l’Italia, invece, solo Polonia, Bulgaria e Romania, che addirittura si posiziona con il 27,8%.
Per raggiungere gli stessi valori di Finlandia e Olanda, l’Italia dovrà registrare un incremento medio annuo di almeno 3,8 punti percentuali, troppo elevato per il nostro Paese considerati gli standard attuali. Le regioni più in difficoltà si trovano nel Mezzogiorno, con Calabria, Sicilia e Campania attorno al 34%. Si tratta però di dati comprensibili: le regioni con i tassi più bassi, infatti, sono quelle caratterizzate da un accesso a Internet inferiore.