Se ne è parlato per anni, si sono prodotte corpose normative di settore, ci si è prodigati nel lancio di nuovi servizi e non si sono risolte mai del tutto le molte critiche di numerosi addetti ai lavori. Ora, contro la firma elettronica all’italiana, la fatturazione elettronica e anche la posta elettronica certificata si sono scagliate con un provvedimento formale di denuncia tre associazioni: quella dei consumatori Adiconsum , Cittadini di Internet nonché A.N.O.R.C. (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili Conservazione sostitutiva).
“L’azione non è e non vuole essere un atto contro la Repubblica Italiana – spiegano – ma una provocazione per risolvere un problema che dal 1997 sta facendo spendere miliardi di euro a cittadini e imprese”. Presentata agli uffici dell’Unione Europea, la denuncia chiede l’avvio di una procedura d’infrazione contro lo Stato Italiano per inadempimento delle norme comunitarie in materia di firma elettronica, posta elettronica certificata e fatturazione elettronica.
Nel mirino la PEC , la cosiddetta raccomandata elettronica che ha già suscitato polemiche e apprezzamenti . Le tre associazioni sostengono che in Europa esistano soltanto la firma elettronica e la firma elettronica avanzata mentre l’Italia a suon di norme e regolamenti si sia dotata di firma elettronica, firma digitale e firma elettronica qualificata. “Ciò disorienta tutti i cittadini – dicono i promotori della denuncia – sia nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, sia tra privati ed imprese, sia ancora nei rapporti con soggetti appartenenti ad altre nazioni dell’Unione Europea”.
A detta di Adiconsum, ANORC e CdI l’incongruenza legislativa “si riflette sulla normativa in materia di fatturazione elettronica (e conservazione digitale dei documenti fiscalmente rilevanti) che prevede processi rigidi e formali per i contribuenti, che non trovano giustificazione nel panorama comunitario”. Andrea Lisi – presidente di ANORC – parla della normativa italiana di settore come di “un bellissimo gioiello da indossare per dimostrare a tutti come siamo all’avanguardia, ma che in realtà ha prodotto solo un imbarazzante isolamento dal punto di vista dell’utilizzo di alcuni strumenti”. A suo dire “la foga del legislatore nazionale non ha fatto altro che produrre una moltitudine di regolamentazioni rigide e innovative che non sono allineate con gli strumenti attualmente in uso nel contesto comunitario e internazionale”.
L’idea della denuncia, di questa singolare provocazione, è “sensibilizzare le istituzioni alla esigenza di una migliore e più razionale disciplina”. Lo sottolinea anche Paolo Landi, di Adiconsum, secondo cui “la normativa in materia non può quindi ritenersi realmente all’avanguardia se non si pone questi importanti obiettivi: allineamento con la normativa comunitaria, interoperabilità a livello internazionale e facilità di utilizzo degli strumenti regolamentati, attenzione alla sicurezza informatica”. “Anche con la firma digitale – conclude Landi, – la burocrazia è stata capace di portare l’Italia in un vicolo cieco, dopo che con Frattini eravamo partiti in anticipo e bene”.
La speranza dei promotori è che il nuovo Parlamento e il nuovo Governo che usciranno dalle consultazioni elettorali in corso possano riprendere al più presto le fila su un fronte ritenuto centrale per lo sviluppo della Società dell’Informazione.