Dal pacchetto di raccomandazioni rivolte al governo italiano dalla Commissione Europea – procedura di coordinamento delle riforme economiche per la competitività – il Consiglio dei Ministri ha approvato l’atteso decreto legge recante misure urgenti in materia di crescita, per il rilancio economico del Belpaese in quello che è stato già soprannominato “Decreto del Fare”.
In attesa del testo integrale del provvedimento – che contiene un totale di 80 misure per un investimento complessivo di oltre 3 miliardi di euro – la definitiva adozione del decreto fare investirà i settori più disparati per il rilancio economico italiano, dalle infrastrutture al potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia per consentire l’accesso ad una platea molto più ampia di piccole e medie imprese. Nella sezione dedicata alla travagliata Agenzia per l’Italia Digitale, il nuovo provvedimento ha confermato la riorganizzazione della sua governance dopo la nomina dell’ingegnere napoletano Francesco Caio nel ruolo di supervisore e primo coordinatore del progetto Agenda Digitale. Sottoposta all’esclusiva vigilanza del Presidente del Consiglio , l’Agenzia diretta da Agostino Ragosa dovrà presentare al Parlamento “un quadro complessivo delle norme vigenti, dei programmi avviati e del loro stato di avanzamento, nonché delle risorse disponibili che costituiscono nel loro insieme l’agenda digitale medesima”.
Tra le novità annunciate nel decreto fare, l’introduzione del cosiddetto domicilio digitale : “all’atto della richiesta della carta d’identità elettronica o del documento unificato, il cittadino potrà chiedere una casella di posta elettronica certificata”. Previste inoltre una significativa razionalizzazione dei centri di elaborazione dati (CED) e l’implementazione del Fascicolo sanitario elettronico (FES) .
“Le regioni e le province autonome dovranno presentare il piano di progetto del FSE all’Agenzia per l’Italia digitale entro il 31 dicembre 2013 – si legge nella prima versione del testo del provvedimento adottato a Palazzo Chigi – Entro il 31 dicembre 2014 questo sarà istituito. L’Agenzia per l’Italia digitale e il ministro della Salute dovranno valutare e approvare i progetti”.
Al terzo punto della sezione dedicata all’Agenda Digitale, poche righe per quella che viene definita liberalizzazione dell’accesso ad Internet in WiFi . “Resta però l’obbligo del gestore di garantire la tracciabilità mediante l’identificativo del dispositivo utilizzato – si precisa nel testo del comunicato del Ministero dello Sviluppo Economico – L’offerta ad Internet per il pubblico sarà libera e non richiederà più l’identificazione personale dell’utilizzatore”. Mentre le regole anti-terrorismo introdotte dal Decreto Pisanu sono da tempo un ricordo , c’è dunque chi, come l’amministratore delegato di Wi-Next Nicola De Carne, ha sottolineato come l’iniziativa di liberalizzazione degli accessi wireless non cambierà la normativa vigente, pur mettendo fine “alle mille interpretazioni che si sono succedute negli ultimi anni rispetto la tracciabilità o meno del dispositivo e le relative responsabilità, specificando definitivamente che il dispositivo deve essere tracciato e i log devono essere messi a disposizione dall’operatore che fornisce il servizio”.
Per l’esperto Stefano Quintarelli , “il testo del comunicato è troppo sintetico per capire cosa si intenda davvero. La situazione regolamentare del WiFi è abbastanza complicata. Se da un lato non ci sono più le norme antiterrorismo previste dalla legge Pisanu, dall’altro chi eroga servizi di telecomunicazioni al pubblico è soggetto alle norme del codice delle comunicazioni e tutti gli obblighi derivanti”.
La novità del decreto, lo spiega Guido Scorza, più che con la privacy dei cittadini avrebbe a che fare con questioni di natura economica: rispetto a quanto prescritto nel decreto dell’ottobre 2010 che prevedeva l’intervento di un tecnico per la semplice installazione di modem o router per l’accesso a Internet, l’installazione di tali apparecchi verrebbe ora liberalizzata.
Mauro Vecchio