La cultura della legalità in materia di proprietà intellettuale in Italia è ancora un obiettivo lontano: i cittadini dello Stivale scaricano illegalmente materiale protetto da diritto d’autore, e non sembrano curarsi della legge, anche perché sono in molti ad ignorarla.
La ricerca , condotta da Lorien Consulting e presentata da BSA – The Software Alliance si focalizza sulle pratiche di download , fonte di approvvigionamento illegale per il software su cui BSA vigila. Intervistando un campione di 1000 italiani adulti, il cui 65 per cento si dichiara utente Internet per una media di tempo trascorso online di 5 ore alla settimana, è emerso come il 31 per cento scarichi senza negarlo .
Tra i contenuti che gli intervistati ammettono di essersi procurati a mezzo download da fonti non ufficiali, il software si caratterizza per una maggiore attività illecita sul posto di lavoro : a fronte di musica e film, probabilmente percepiti come afferenti alla sfera dell’intrattenimento privato e quindi ottenuti con la mediazione delle connessioni domestiche, il 2,7 per cento degli intervistati ha dichiarato che “nella società/ufficio in cui lavora, si scaricano dalla rete software”.
Lorien, che ha condotto lo studio per BSA, raccomanda una certa prudenza nell’interpretazione dei dati. Interrogato riguardo alle proprie eventuali abitudini al download, il 9 per cento del campione non ha risposto né in maniera affermativa né in maniera negativa: “È possibile quindi che buona parte di quel 9% che non risponde alla domanda sul download illegale abbia in effetti scaricato qualcosa – ha spiegato Antonio Valente, AD e partner di Lorien – ma non lo dica in quanto è consapevole che il comportamento vada censurato”. Per questo motivo si stima che a scaricare sia il 39 per cento del campione , a fronte del 31 per cento che ne fa ammissione.
Significativi però sono gli orientamenti emersi dal campione in termini delle motivazioni al ricorso del download e della percezione rispetto a questo comportamento.
A fronte di un consistente 25 per cento che riferisce di non saper rispondere, solo il 14 per cento del totale del campione sa che il download di materiale protetto da diritto d’autore e caricato in rete senza l’autorizzazione del detentore dei diritti costituisce una violazione della legge e per questo motivo vi rinuncia. Il 16 per cento lo ritiene un comportamento “scorretto ma non illegale”, mentre il 6 per cento è convinto che il download di materiale protatto da diritto d’autore non rappresenti una violazione . Il restante 39 per cento è consapevole della violazione ma la ritiene un comportamento “tollerabile”.
Coloro che ammettono di scaricare materiale protetto da diritto d’autore, molti dei quali confortati dalla presunta liceità del proprio comportamento, offrono motivazioni significative a favore del mercato: attingere alle risorse condivise illecitamente in rete è più comodo e più facile rispetto alle proposte del mercato legale (58 per cento) e non costringe a farsi carico di spese ritenute eccessive per ricompensare gli autori (23 per cento).
L’indagine, precisa inoltre a Punto Informatico il Responsabile Divisione Ricerche di Lorien Paolo Rossi, verte sulla sola attività di download , in quanto centrata sull’analisi del mercato illegale del software, che insidia le attività dei membri di BSA: per questo motivo non restituisce un quadro esaustivo dell’atteggiamento degli italiani nel confronti del mercato dell’illecito in Rete. Se l’indagine avesse abbracciato lo streaming, le percentuali di coloro che ammettono il ricorso al mercato illegale sarebbero con ogni probabilità sensibilmente variate, anche in relazione alle motivazioni: il mercato illegale dello streaming musicale non è mai fiorito su canali esclusivamente illeciti, a fronte di un’ offerta legale che ha saputo svilupparsi per tempo, mentre il comparto video avrebbe probabilmente fatto emergere una alta percentuale di utenti adusi allo streaming di contenuti messi a disposizione illecitamente. Includere nel sondaggio anche lo streaming di contenuti condivisi illecitamente, con ogni probabilità, avrebbe di contro abbassato la percentuale degli utenti che percepiscono di avere a che fare con un mercato fondato sull’illecito.
Gaia Bottà