I numeri aggiornati dell’Istituto nazionale di statistica confermano la crescita delle connessioni broadband in Italia, anche se al solito siamo agli ultimi posti in Europa. Ma nel paese in cui i numeri si interpretano con l’entusiasmo, il Digital Champion Riccardo Luna parla di primato, “rimonta” e “scatto record”.
In Italia il digital divide non sparisce ma accorcia le distanze, con il 64,4 per cento delle famiglie connesse in broadband nel 2015 rispetto al 41 per cento di cinque anni fa; una famiglia su tre continua a usare la Rete poco e male (a banda stretta), un divario strettamente correlato con la fascia di età dei membri.
I più giovani usano ADSL e fibra, gli anziani (con età superiore ai 65 anni) sono poco connessi e solo il 18 per cento dispone di broadband; discriminante, per la diffusione della Internet (moderatamente) veloce, anche la presenza di un titolo di studio elevato.
La crescita delle connessioni a banda larga è un mix di linee fisse e mobile, dice ancora l’Istat, mentre per quanto riguarda il mercato aziendale la stragrande maggioranza delle imprese con più di 10 dipendenti (+90 per cento) ha un collegamento veloce a Internet.
In Europa l’Italia è tra i sei peggiori paesi per diffusione di banda larga (74 per cento), ma stando a quanto sostiene Riccardo Luna c’è da stare allegri visto che si è registrato un aumento percentuale di 4 punti contro il misero punto di Germania, Francia e UK. La realtà, a volerla guardare un po’ meno entusiasticamente, è ovviamente molto diversa : gli italiani connessi regolarmente sono il 63 per cento e ben al di sotto di Danimarca (93 per cento), Estonia (86 per cento), Germania (84 per cento), Francia (81 per cento), Spagna (75 per cento).
Alfonso Maruccia