Il presidente e CEO di ICANN ( Internet Corporation for Assigned Names and Numbers ) Fadi Chehadé, incontra oggi i rappresentanti italiani del Ministero alle Comunicazioni: un’occasione per parlare di Intenert Governance, al centro anche del prossimo incontro voluto dal Governo italiano nella sua organizzazione del suo semestre di presidenza europea.
L’incontro, infatti, precede il Consiglio informale UE delle telecomunicazioni che si terrà a Milano il 2 ed il 3 ottobre sullo stesso tema ed è in questa prospettiva che il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli ha avuto modo di presentare la posizione dell’Italia : “Con il coinvolgimento dei Governi, delle università e delle associazioni non governative – ha spiegato – occorre costruire un nuovo rapporto politico tra Europa e Stati Uniti sulle questioni della sicurezza, della Net neutrality, della privacy. A Milano cercheremo di gettare le basi di una posizione europea: noi siamo per un’evoluzione del modello Icann, non per un modello ONU”.
Insomma, secondo Giacomelli Internet “non può essere ridotta alla sua dimensione commerciale, ma deve rimanere un luogo di opportunità per tutti, non solo per chi ha grandi risorse economico-finanziarie” e quindi è opportuno cogliere l’attuale opportunità di dialogo per dare un nuovo equilibrio alla sua amministrazione.
Questi sono anche i giorni in cui, in vista della Conferenza internazionale sui diritti fondamentali applicati alla rete del prossimo 13 e 14 ottobre, la Commissione di studio per la redazione di principi e linee guida in tema di garanzie, istituita ad hoc dalla Camera e presieduta da Stefano Rodotà, presenterà la prima bozza della proposta di Bill of Rights di Internet, la nuova carta costituzionale che affronti a livello nazionale la questione dei diritti e dei doveri online. Si aprirà dunque la fase di consultazione pubblica, e parlando di Internet Governance non ci si può limitare ai soli aspetti di principio senza prendere in considerazione il versante tecnico.
Sarà necessario, infatti, affrontare anche questioni legate all’ amministrazione vera e propria di Internet, dai protocolli ai DNS . Ed il confronto tra Governi ed istituzioni nazionali ed internazionali, aziende e ICANN sembra concentrarsi propri su questi altri aspetti funzionali.
Le due questioni, d’altra parte, sono legate: alla base del funzionamento di Internet c’è un accordo continuo sui protocolli di rete e sui formati dei dati e ciò significa che la standardizzazione tecnica è fondamentale. D’altra parte la scelta di uno standard rispetto ad un altro finisce per influenzare il comportamento delle macchine ed, inevitabilmente, delle persone. A tale questione c’è da aggiungere quella relativa alla gestione e all’assegnazione di risorse come sono i nomi a dominio, gli indirizzi IP ed i protocol port numbers, tutti limitati ed esclusivi. La loro amministrazione – dunque – chiama in causa diritti e doveri.
Il nuovo dibattito si è aperto con l’ annuncio da parte della National Telecommunications and Information Administration (NTIA) del Dipartimento del Commercio USA di voler cedere il controllo sulla gestione dei server DNS e sull’amministrazione dei cambiamenti del root zone file ad ICANN, completando la transizione che ha portato il governo degli Stati Uniti a svolgere un ruolo sempre più marginale nel controllo dell’infrastruttura centrale della moderna rete telematica mondiale ed aprendo una nuova fase nel dibattito sulla Internet Governance. Sin dal 1998 ICANN gestisce il sistema DNS in base ad un Memorandum of Understanding (MOU) sottoscritto, appunto, con il Dipartimento del Commercio e poi sostituito nel settembre 2006 dal Joint Project Agreement (JPA); fin dalle origini di questa collaborazione, in realtà, NTIA aveva promesso che il suo ruolo sarebbe stato temporaneo, ma solo ora ha affidato a ICANN – un’organizzazione non profit californiana – questa responsabilità: la scelta dell’NTIA si è concretizzata in concomitanza (ed in parte in conseguenza) delle rivelazioni di Edward Snowden nello scandalo Datagate .
Si è aperta dunque su questa onda una fase di dibattito relativo alla Governance di Internet che si è sviluppata su due direttive principali: da un lato i diritti degli utenti, dall’altro la gestione tecnico-amministrativa di Internet.
La posizione di Giacomelli – già espressa con una lettera scritta ad iCANN a giugno – ricalca in parte quella europea: preoccupati del ruolo di controllo finora svolto dagli Stati Uniti, governi ed istituzioni del Vecchio Continente fin dal 1998 hanno cercato di imprimere una svolta all’ Internet Governance e su loro pressione è stata inclusa nella struttura dell’ICANN la Governmental Advisory Committee (GAC), una commissione con ruolo di consigliere in cui hanno una rappresentanza i governi.
Da ultimo, in concomitanza con le polemiche legate all’ assegnazione dei domini .wine e .vin che ha portato il Commissario Neelie Kroes a ribadire la necessità di riformare l’attuale modello di governance di internet e Giacomelli già a dialogare con l’ICANN , la Commissione Europea ha proposto una riforma dell’Internet Governance che prevede un ruolo maggiore per gli Stati Membri e l’Internet Governance Forum , creato dalle Nazioni Unite nel 2005 come conferenza in cui parlare della gestione della Rete.
Proprio in quella sede si sono concretizzate le posizioni delle Nazioni Unite – sostenute da importanti paesi emergenti come Cina, Brasile, India e Sud Africa -, che vorrebbe invece che ricoprisse un ruolo centrale l’agenzia dell’ONU ITU . In questa sede, per esempio, Pechino ha parlato di necessità di “affrontare la questione del controllo unilaterale delle risorse critiche per Internet” riferendosi al ruolo degli USA rispetto alla gestione degli indirizzi IP, dei root server e delle politiche di gestione relative ai nomi a dominio.
Claudio Tamburrino