Franco Bernabé, presidente esecutivo di Telecom Italia, ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e ai ministri dell’Economia e dello Sviluppo Giulio Tremonti e Paolo Romani: oggetto della missiva, le modalità di svolgimento dell’ asta sulle frequenze televisive digitali e l’appena divulgata delibera dell’Autorità garante della comunicazione (Agcom) sulla riduzione delle tariffe di terminazione mobile (il corrispettivo dovuto agli operatori per una chiamata sulla loro rete). Entrambe questioni che secondo Bernabé dovrebbero essere riviste.
Le due normative sono legate, secondo Telcom, dal rischio che comporterebbero per le comunicazioni elettroniche andando a “drenare ingenti risorse al settore che, anche nel corso degli ultimi anni, ha garantito sviluppo e innovazione al nostro Paese, con un investimento complessivo annuo di circa 7 miliardi di euro”.
Sul fronte delle frequenze il problema è sempre lo stesso : la mancata certezza della liberazione dello spettro radioelettronico da parte delle emittenti locali che ancora lo occupano genera incertezza e il concreto rischio di contenziosi complessi che diminuiscono notevolmente la convenienza di un investimento così ingente.
Intanto anche a livello politico la questione torna d’attualità con l’intervento del deputato UDC Enzo Carra che chiede la sospensione dell’asta e una riforma concreta dell’emittenza mettendo mano alla legge Gasparri .
Nel frattempo è stata resa pubblica la delibera 301/11/Cons dell’Agcom sulla regolamentazione dei servizi di accesso alle reti di nuova generazione elaborata sulla base delle osservazioni pervenute durante la consultazione pubblica. Si attende ora il parere della Commissione UE e poi una seconda consultazione nazionale.
Il documento stabilisce che Telecom Italia debba essere soggetta all’obbligo di garantire l’accesso disaggregato alle proprie infrastrutture fisiche di rete agli operatori alternativi , al fine di consentire loro la realizzazione di proprie reti di accesso per la fornitura di servizi di comunicazione elettronica alla clientela finale. In particolare deve assicurare l’accesso alle infrastrutture di posa e alla fibra spenta nella tratta primaria, secondaria, di adduzione e di accesso alla centrale.
Sempre per garantire la libertà della rete infrastrutturale di nuova generazione e delle scelte degli operatori alternativi, Telecom deve offrire un autonomo servizio di accesso end-to-end alla propria rete passiva, consistente nella fornitura congiunta ed unitaria dei servizi necessari a garantire all’operatore alternativo l’offerta di un servizio di connettività a banda ultralarga al cliente finale, di servizi di accesso bitstream su rete in fibra ed i relativi servizi accessori, in modo che si configuri come la soluzione di accesso disaggregato più prossima all’attuale servizio di unbundling su rame in centrale.
Inoltre gli viene chiesto di offrire prezzi per le infrastrutture orientati ai costi e fissati sulla base di una metodologia Long Run Incremental Cost (LRIC) di tipo bottom-up, con la previsione di un premio di rischio, che sarà individuato dall’Autorità sulla base della metodologia di cui all’allegato I della Raccomandazione NGA, ed in ogni caso tenendo conto delle migliori pratiche europee in materia.
Questo, in particolare, rappresenta uno dei punti su cui l’Europa si era già fatta sentire.
Per quanto riguarda poi il premio di rischio questo potrà essere previsto solo nel caso in cui le infrastrutture concesse siano di nuova realizzazione e interamente opera di Telecom Italia.
Inoltre, al fine di favorire il coinvestimento nella realizzazione di nuove reti , Telecom Italia, nel caso in cui intenda realizzare nuove infrastrutture di accesso in fibra, dovrà invitare, almeno 9 mesi prima della data di inizio dei lavori, tutti i soggetti interessati a manifestare anticipatamente la propria volontà di acquistare i servizi di accesso disaggregato alle infrastrutture fisiche di rete.
Claudio Tamburrino