Italia fuori dalla lista USA dei pirati

Italia fuori dalla lista USA dei pirati

Cambiano i soliti sospetti tenuti d'occhio da Washington sul fronte della proprietà intellettuale: riconosciuti gli sforzi italiani e - in particolare - il contributo del regolamento AGCOM
Cambiano i soliti sospetti tenuti d'occhio da Washington sul fronte della proprietà intellettuale: riconosciuti gli sforzi italiani e - in particolare - il contributo del regolamento AGCOM

La nuova edizione del rapporto noto come Special 301 , la lista nera dei mercati della pirateria redatta dall’ Office of United States Trade Representative ( USTR ), risparmia l’Italia. La lista che include – nella sezione Priority Foreign Country (PFC) – tutti quei paesi che poco o nulla hanno fatto per contrastare efficacemente la proliferazione di materiale audiovisivo in violazione del diritto d’autore vede uscire dopo 25 anni l’Italia .

L’operato di Roma, così come quello delle Filippine, dunque, non è più sotto stretta osservazione da parte degli USA, che invece continuano a tenere sott’occhio 37 paesi, tra cui con particolare preoccupazione Argentina, Cina, Cile, India, Indonesia, Pakistan, Russia, Tailandia e Venezuela .

Si tratta, principalmente, del risultato dell’adozione da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) del regolamento per la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica, entrato in vigore il 31 marzo scorso e che ha di fatto reso l’Autohority una sorta di sceriffo della Rete con ampi poteri di controllo in tema di tutela del diritto d’autore online. Pur dovendo affrontare in Italia diverse opposizioni e critiche, la normativa è stata ampiamente pubblicizzata davanti alle autorità statunitensi .

A rivendicare in parte il successo, inoltre, è l’Ambasciata italiana a Washington. L’ambasciatore Claudio Bisogniero riferisce che si sono “attivamente adoperati in questi anni ad ogni livello, sia con l’Amministrazione Usa, sia con le associazioni del settore privato interessate alla tutela del copyright”. La principale conseguenza della novità è di carattere squisitamente commerciale: essere nella lista comportava diversi ostacoli per le aziende che vogliono operare negli Stati Uniti dall’Italia .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
2 mag 2014
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