Milano – “Stop alla disinformazione sul mondo dei videogame. Stop al dilagante fenomeno della pirateria informatica. Adesso finalmente nasce AESVI”.
Così proclama il primo comunicato stampa emesso dalla neonata Associazione Editori Software Videoludico Italiani, una sigla che, su iniziativa di alcune tra le principali multinazionali nel campo dei videogiochi e dell’intrattenimento multimediale, si pone l’obiettivo di diventare il punto di riferimento di un settore dal peso sempre più rilevante nell’economia e nel tempo libero degli italiani.
Nata dall’iniziativa di sei grossi editori di videogiochi presenti sul territorio italiano – Disney Interactive, Electronic Arts, Infogrames, Microids, Ubi Soft e Vivendi Universal Interactive Publishing – l’associazione no profit AESVI sembra voler mettere in atto un ventaglio di iniziative senza precedenti per l’industria videoludica italiana, iniziative che avranno principalmente lo scopo di “promuovere la cultura del videogioco e sviluppare iniziative a tutela del settore, gestire attività di formazione e informazione sul pubblico e sulle istituzioni”.
Se una tale “macchina da guerra” si è oggi messa in moto, non c’è alcun dubbio su cosa questo significhi: i videogiochi, anche qui in Italia, sono ormai divenuti un business di primo piano.
Uscito dalla sua pubertà, il mercato videoludico italiano sembra pronto ad accogliere quel boom che l’industria del settore già sta assaggiando negli Stati Uniti e in Giappone. Secondo l’AESVI, “in Italia il settore del software d’intrattenimento sviluppa un mercato in forte crescita”, un mercato che, secondo le stime dell’IDG, quest’anno varrà 431 milioni di euro ed entro il 2003 dovrebbe raggiungere i 630 milioni.
In un tale scenario, le case editrici sembrano ora avere forza sufficiente non soltanto per far sentire la loro voce, a livello di media come a livello di istituzioni, ma anche per dare il via a quella che si prospetta come la più grande campagna anti-pirateria nel settore. E c’è chi teme, sotto questo profilo, che l’AESVI possa assumere i connotati di una piccola BSA dei videogiochi.
L’associazione promette però anche di “individuare modalità e occasioni nuove e alternative di incontro con il pubblico” e di occuparsi dei temi che gli utenti pongono, e hanno posto in questi anni, all’industria del settore: primo fra tutti i prezzi dei giochi, ritenuti dalla stessa AESVI “il più delle volte eccessivamente alti”. Un bel passo avanti rispetto all’intransigente chiusura del passato.
Punto Informatico conta di fornire maggiori dettagli sugli scopi e sulle iniziative dell’AESVI, ed in particolare sullo scottante tema della pirateria, dei prezzi dei giochi e della cultura videoludica, in un prossimo articolo in cui si riporterà anche l’intervista ad uno dei dirigenti dell’associazione.