Italia, gli MMS possono inguaiare

Italia, gli MMS possono inguaiare

La Suprema Corte conferma una condanna di violazione della privacy per alcune foto scattate con un telefonino e trasmesse via MMS. Le regole ci sono e sono ferree
La Suprema Corte conferma una condanna di violazione della privacy per alcune foto scattate con un telefonino e trasmesse via MMS. Le regole ci sono e sono ferree


Roma – Che le foto scattate con il telefono cellulare potessero mettere a rischio la privacy, era cosa già nota . Ma se a qualcuno fosse sfuggito che l’abuso di MMS è passibile di condanna penale, ecco giungere la Corte di Cassazione a ricordarlo, attraverso una sentenza con cui è stata resa definitiva una condanna per “interferenze illecite nella vita privata”.

Secondo la Corte, infatti, le foto catturate in un MMS, e quindi spedite, sono intrusive in determinate condizioni: “il Legislatore sanziona le incursioni abusive nella vita privata altrui, fissate con strumenti tecnici suscettibili di riprodurre la violazione di ambiti riservati e preclusi all’osservazione indiscreta dei terzi”. E questo vale anche in certi locali, ad esempio dove si lavora, anche se accessibili al pubblico (quindi ad esempio i negozi, o gli studi professionali): “La facoltà di accesso da parte del pubblico non fa venire meno nel titolare il diritto di escludere singoli individui non autorizzati ad entrare o a rimanere”. Il Codice civile peraltro punisce, spiega la sentenza, “le intrusioni nel domicilio altrui, realizzate mediante insidiosi mezzi tecnici”.

Le intrusioni causate dalle foto scattate all’insaputa del soggetto ripreso, nella fattispecie, sono state provocate da A.T., un 25enne di origine albanese, denunciato da una ragazza di Trento per “lesioni” al proprio diritto alla riservatezza.

Il giovane l’aveva fotografata con la fotocamera del proprio telefono cellulare, nel negozio in cui lavorava e durante un viaggio in autobus. In seguito alla denuncia della “vittima”, A.T. è stato condannato dal Tribunale della Libertà di Trento nel luglio 2005 (ma non si trattava della sua prima comparizione in un’aula: era stato già processato anche per reati di violenza privata, molestie e minacce).

La sentenza della Suprema Corte conferma quanto già stabilito, in passato, dal Garante per la Privacy proprio in materia di MMS , che si traduce in sostanza in un diritto ad un uso limitato dei messaggini multimediali.

Un aspetto, quello degli MMS, che non prescinde dunque secondo le analisi dei giuristi dal presupposto che si tratti di uno strumento che richiede intelligenza e cognizione di causa per il suo utilizzo, appunto perché implica il rischio di violazione di norme del Codice Civile nonché di incorrere in sanzioni penali.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
30 mar 2006
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