Firenze – Bimbi di 4 anni dotati di cellulare, telefonini da 1355 euro affidati ad adolescenti. Oltre l’80 per cento dei minori italiani possiede almeno un cellulare e il primo contatto con un telefonino di proprietà avviene intorno ai dieci anni. I minori italiani, complici famiglie apprensive e accondiscendenti, “sempre più numerosi e sempre più in tenera età sono possessori, in esclusiva, di un telefonino”. A tracciare il quadro dei minori italiani al cellulare è l’indagine ” Minori e telefonia mobile “, condotta sui ragazzi di elementari medie e superiori di 20 città italiane dal Centro Studi Minori e Media , in collaborazione con l’Università di Firenze.
2264 i minori coinvolti dall’indagine: il 5 per cento , una percentuale confrontabile con quella che rappresenta i ragazzi che possiedono tre o più cellulari, ha dichiarato di non possedere un cellulare . Il 20 per cento dei bimbi delle elementari ne è sprovvisto, mentre si assottiglia sempre di più con l’avanzare dell’età la percentuale di coloro che sanno farne a meno.
Ma nemmeno i genitori pare sappiano fare a meno di affidare un telefonino ai propri pargoli: “Il cellulare è diventato per molte famiglie una specie di cordone ombelicale verso i figli” ha spiegato Laura Sturlese, presidente del Centro Studi Minori e Media. Il 49 per cento dei genitori, soprattutto quelli dei ragazzi più grandi, ha dichiarato di aver concesso ai figli l’uso del telefonino ” per motivi di sicurezza “, il 28,7 per cento per istituire un contatto costante con i piccoli di casa, per supplire al tempo che non si riesce a trascorrere insieme: un mercato potenzialmente fruttuoso per le tecnologie di controllo ad uso e consumo delle famiglie.
Non mancano nemmeno i genitori che ritengono che negare al figlio l’uso del telefonino significhi apporre loro uno stigma, differenziandoli dai compagni di scuola e dagli amici: il 2,7 per cento ha concesso ai ragazzi un telefonino “perché ce l’hanno tutti i suoi coetanei”. Fra i minori intervistati, solo il 2,9 per cento sfrutta i telefonini dei familiari, solo l’8,2 per cento ha ereditato dai genitori il telefonino di seconda mano.
I responsabili del massiccio approvvigionamento di tecnologia? In primo luogo i genitori: il 56% dei ragazzi deve il telefonino a regali concessi dalle famiglie. Anche il parentado si dimostra particolarmente generoso: oltre il 14 per cento dei minori intervistati ha dichiarato di aver ricevuto il telefonino in regalo da di zii e nonni. Il 10,2 per cento ha invece dichiarato di essersi sudato il proprio diritto a comunicare in mobilità risparmiando sulle paghette e impegnandosi in attività retribuite. La spesa media per un telefonino? 172 euro.
Genitori e famiglie sembrano non lesinare nemmeno sulle ricariche: circa il 15 per cento di ragazzi e ragazze, soprattutto fra coloro che frequentano i primi anni della superiori, spende per il telefonino oltre i 50 euro mensili . Se il 23,7 per cento oscilla fra i 20 e i 50 euro di budget, il 32,2 per cento spende meno di 20 euro, mentre il 29 per cento spende meno di 10 euro. I più parsimoniosi sono i maschi e i più piccoli, che tendono a collocarsi con più frequenza fra coloro che spendono meno di 10 euro. Non mancano però casi di bimbi delle elementari, il 9 per cento, che sforano i 50 euro mensili. E le famiglie pagano: il 51 per cento dei genitori effettua le ricariche, il 22,3 per cento dei ragazzi chiede ai genitori i soldi per le ricariche, il 2,5 per cento dei parenti elargisce credito telefonico. E se il 21,3 per cento dei ragazzi gestisce autonomamente i propri risparmi, altre ricariche, il 2,3 per cento, piovono da “altre persone”. Il tempo trascorso cellulare alla mano? Più di due ore al giorno per il 14,2 per cento dei ragazzi, distribuiti soprattutto fra gli alunni dei primi anni delle scuole superiori, nemmeno un minuto per circa il 6 per cento di loro, una percentuale resa consistente soprattutto dal comportamento dei bimbi delle elementari. Ma sono tempi decisamente sottostimati dai genitori : solo la metà delle famiglie dei ragazzi che confessano di trascorrere più di due ore in compagnia del telefonino è consapevole della dieta mediatica dei figli.
Le attività preferite dei ragazzi restano inviare SMS (il 35 per cento degli intervistati ne spedisce più di 5 al giorno), effettuare e ricevere chiamate (una media di 4 al giorno) e dilettarsi con la comunicazione afona degli squillini : un modo per fare nuove conoscenze e per consolidare i rapporti con gli amici. Con l’avvento degli smartphone, i ragazzi, sempre più spesso, usano i dispositivi mobili per ascoltare musica, scattare foto, giocare con videogiochi.
Molti, quasi la metà dei ragazzi, fruiscono di servizi per scaricare contenuti con il telefonino, spesso a pagamento, spesso senza il consenso dei genitori. È questa un’attività che appassiona quanto l’improvvisarsi registi e catturare video, consapevoli per l’85 per cento dei doveri ai quali assolvere per tutelare le persone immortalate. Che fare dei video? Circa il 15 per cento dei ragazzi li fa rimbalzare sulle piattaforme di sharing, per intrattenere oltre la metà dei giovani intervistati.
Un’attività, quella di girare video che potenzialmente possono diffondersi in rete, di cui è pienamente consapevole il 54 per cento dei genitori, di cui “ha sentito vagamente parlare” il 22,2 per cento delle famiglie. Famiglie che, per oltre la metà, non hanno però idea di cosa sia YouTube , sede delle violazioni che hanno fatto infervorare media e sfera politica.
A questa ondata di violazioni cyberbulliste, era seguita l’invocazione di provvedimenti ad hoc che proibissero l’uso del cellulare in classe, provvedimenti che le famiglie approvano alla quasi totale unanimità. La reazione degli alunni? A fronte del 60 per cento che lascia a casa il telefonino o provvede a spegnerlo entro le mura scolastiche, il 32,4 per cento “lo tiene acceso con il silenziatore” e il 7,4 per cento lo usa attivamente. Comportamenti che sono più frequenti con il crescere dei ragazzi.
Particolarmente importante, anche in questo frangente, è il comportamento delle famiglie: “È necessario che i genitori non giustifichino sempre e comunque i figli e, eventualmente, limitino l’uso del cellulare” ha avvertito Laura Sturlese. Una attenzione maggiore da parte dei genitori che, spiega Isabella Poli, direttore scientifico del Centro Studi Minori e Media, potrebbe fare da base ad “una cultura nuova dove la consapevolezza ed il senso di responsabilità rendano superfluo il divieto”.
Gaia Bottà