Assinform ha pubblicato il suo 44esimo rapporto sull’economia digitale italiana o “global digital market”, e ora come tre mesi fa i numeri sono negativi e i trend davvero poco incoraggianti: l’associazione di Confindustria per l’Information Technology parla di un fatturato a -7,5 per cento nel primo trimestre dell’anno 2013, con stime a fine anno di un ulteriore -4,2 per cento del mercato.
Il rapporto Assinform conferma quanto già evidenziato in questi giorni dai numeri forniti dall’Unione Europea nell’ambito del progetto Agenda Digitale 2020: la crisi economica generale influenza pesantemente anche il mercato digitale, le telecomunicazioni crollano di un 9,4 per cento – a causa soprattutto della riduzione delle tariffe di terminazione, spiega l’associazione – e l’ IT registra un -4,2 per cento.
L’Italia è in controtendenza rispetto all’Europa e al resto del mondo, spiega il presidente di Assinform Paolo Angelucci, perché se globalmente l’ICT raggiunge un valore di 4.219 miliardi di dollari (3.169 miliardi di euro) con un +5,2 per cento registrato fra il 2011 e il 2012, nel Belpaese il settore è in sofferenza pur “pesando” sul PIL nazionale per 68 miliardi di dollari (51 miliardi di euro).
Ma non tutto è perduto per l’economia digitale italiana, visto che oltre ai dati e i trend negativi c’è anche qualche sintomo di “vivacità” che lascia sperare per un futuro diverso: i trend di crescita della vendita di smartphone e della “Internet delle cose” crescono rispettivamente di un +62 per cento e un +22 per cento, un incremento superiore alla media mondiale del 44 per cento e del 6 per cento.
La ricetta di Angelucci per far tornare al crescere l’economia digitale così da trainare l’intero sviluppo nazionale è scritta parzialmente in “politichese” affinché la politica ascolti: il presidente di Assinform dice che “non ci si può affidare a provvedimenti spot” ma “occorre un impegno a tutto campo puntando su Agenda Digitale, Economia Digitale e Politica Industriale per il settore IT”.
L’associazione chiede alla Presidenza del Consiglio di farsi carico direttamente della questione, istituendo un “bonus cloud” sotto forma di credito d’imposta per lo sviluppo di “nuovi processi aziendali” e favorendo la digitalizzazione delle imprese e gli investimenti “anche immateriali”. La risposta della politica, per il momento, si è concretizzata assegnando il compito di occuparsi dell’Agenda Digitale a Francesco Caio . Misure concrete arriveranno poi, eventualmente.
Alfonso Maruccia