La strategia italiana per la banda ultralarga, titolo del convengo tenutosi ieri a Roma, non teme tentennamenti: il vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio, Raffaele Tiscar, dal palco della sala convegni dello Studio Legale Associato NCTM nella sua sede romana promette di non fare sconti a nessuno. “C’è l’impegno politico del Governo che è funzionale al successo dell’iniziativa” afferma, e l’esecutivo guidato da Renzi con il piano approntato e presentato al pubblico punta a garantire ai cittadini italiani il massimo della velocità possibile nel più breve tempo possibile. Il Governo è anche pronto a mettere mani al portafogli , ma lo farà soltanto quando e se le condizioni lo renderanno uno sforzo utile e necessario: “Non è un piano elaborato contro Telecom, o Fastweb o qualsiasi altro operatore: questo piano è pensato per il Paese, a questi obiettivi sono legati aspetti di competitività generale dell’Italia”.
Secondo Tiscar è necessario innanzi tutto operare una inversione della mentalità dominante di questi anni: chiudere la lunga parentesi di rinvii di investimenti nell’infrastruttura di rete a banda larga, in attesa della crescita di una domanda che tarda ad arrivare, e iniziare finalmente a mettere in piedi la rete di prossima generazione su cui lanciare i servizi capaci di catalizzare l’interesse del pubblico e spingere sul serio sull’acceleratore . C’è da superare “l’handicap delle infrastrutture”, così lo chiama, legato all’assenza in Italia di un fenomeno comune altrove in Europa e Oltreoceano: nel Belpaese non c’è mai stata la TV via cavo, dunque non ci sono stati quel tipo di investimenti che oggi altrove vengono capitalizzati per trasformali in banda larga.
C’è un altro fattore molto importante da premettere a tutto il discorso: “Non facciamo scelte di minimalismo” chiarisce il Vicesegretario Generale, ed è per questo che la richiesta del piano strategico non è la copertura a 30 mega della maggioranza della popolazione, bensì il tentativo di spingersi fino a 100 megabit ovunque sia possibile. L’Italia sconta pure il ritardo causato dal temporeggiare dei governi precedenti, che si sono a lungo domandati se intervenire sul piano della regolamentazione del mercato, ma questo non può più costituire un alibi: “Gli operatori telefonici devono domandarsi come aumentare la competitività del sistema-paese, non in funzione dei loro investimenti: il Governo interverrà con una semplificazione normativa e la conseguente diminuzione dei costi legati al cambio dei metodi di scavo”.
Nel procedere nell’illustrazione del piano del Governo, che sarà comunque oggetto di discussione con tutti gli stakeholder, Tiscar ha poi elencato alcune delle linee guida che sono stase seguite nel corso della stesura. Bisogna tener conto di quanto c’è già di esistente sul territorio, delle caratteristiche del territorio stesso e della presenza di zone a diversa densità abitativa: per il primo problema non si fa mistero della imprescindibile necessità di istituire il tanto evocato e mai realizzato catasto delle infrastrutture digitali , un lavoro complesso che però non è impossibile, soprattutto se si tiene conto della possibilità che gli operatori si convincano a mettere a fattor comune le informazioni che già possiedono sulle rispettive reti, con un principio che assomiglia parecchio a quello dell’open data e che dovrebbe consentire di fare un salto in avanti notevole nella costituzione della base del registro.
Per quanto attiene al territorio e alle sue caratteristiche, poi, Tiscar ha messo in chiaro che le logiche che guideranno l’azione del Governo non saranno quelle puramente di redditività: le aree industriali, parti importanti del tessuto urbano che molto si gioverebbero di una connessione a banda ultralarga, raramente sono state oggetto di significativi piani di cablaggio e spesso i trovano più indietro persino di aree cittadine limitrofe che pure scontano un parziale digital divide. Questa accortezza andrà di pari passo con la considerazione che “Non è vero che non c’è alternativa alla concorrenza infrastrutturale, non è possibile pensare che in alcuni casi si realizzino tre infrastrutture sul medesimo territorio: il Paese non può permettersi uno spreco simile”: in altre parole, il vicesegretario Tiscar lascia intendere che la gestione delle aree più redditizie sarà attentamente monitorata per impedire che gli investimenti fatti lì penalizzino quelli fatti altrove.
Grazie alla definizione a livello comunale dei singoli progetti di cablaggio sarà possibile analizzare con un buon dettaglio le caratteristiche dei diversi piani presentati, così da scegliere quali siano le soluzioni giuste caso per caso e assegnare al “vincitore” gli eventuali contributi previsti dal piano di 12 miliardi di euro (stimati per difetto, ammette Tiscar, ma potrebbero anche essere integrati con quelli provenienti dal Piano Junker appena presentato in Europa) messo sul piatto. Il criterio di assegnazione di questi fondi sarà improntato a “maggiori coperture e minori tempi di realizzazione”, ovvero privilegiando l’effettivo rispetto degli obbiettivi del Governo.
Andando sul pratico, il Governo ha voluto anche sbilanciarsi in merito alle tecnologie : FttC ( Fiber to the Cabinet ) non basta a garantire le prestazioni necessarie alla realizzazione di un’autentica infrastruttura ultralarga, ma allo stesso tempo si dovrà ragionare sulle inutili complicazioni che comporta la tecnologia FttH ( Fiber to the Home ) che costringe ad accedere a proprietà private per la realizzazione degli elementi verticali della rete. Nonostante il pronunciamento su FttC e FttH, comunque, nel complesso il piano sarà improntato a una certa neutralità tecnologica: non c’è alcun pregiudizio su tecnologie alternative alla fibra, soprattutto nelle aree grigie e bianche dove la redditività non è ai massimi livelli, ma ciò nonostante bisogna anche prendere atto della maggiore affidabilità e capacità della fibra rispetto ad altre soluzioni di backhauling.
Raffaele Tiscar non si tira indietro neppure quando si tratta di analizzare il problema della domanda, assente o insufficiente secondo alcuni: nelle sue parole, il mercato privato giustifica da subito almeno l’investimento nei 30 mega grazie alla offerta IPTV , con un fabbisogno crescente in base a quantità crescente di contenuti disponibili e numero di abitazioni raggiunte dal servizio. Naturalmente da solo il video non basta, ma non bisogna preoccuparsi troppo di questo aspetto, visto che “fino a 5 anni fa si diceva che gli anziani non usano Internet e oggi non è più vero”: la videoconferenza è uno dei fattori di promozione dell’alfabetizzazione digitale di alcune categorie, ma un ruolo simile potrebbero giocarlo altri servizi come la Sanità digitale e altri servizi pubblici . “Si deve recuperare una risorsa preziosa: il tempo. Non è possibile tollerare l’idea di impiegare due ore per eseguire una TAC e poi dover tornare e rifare la fila per avere il referto. Occorre una connessione in tempo reale per accedere ai dati della propria cartella sanitaria personale, nell’Agenda Digitale ci sono impegni per la Pubblica Amministrazione: scuola, sanità e giustizia – chiarisce Tiscar – Occorre ripensare i servizi pubblici su un paradigma digitale: questa è la sfida”.
Perché ciò avvenga è ovviamente necessario un cambio di mentalità a tutti i livelli: nella PA, che deve abbandonare realmente la carta e avviare una vera dematerializzazione dei documenti, e tra gli operatori che debbono prendere atto dell’evoluzione tecnica e della necessità di avviare a loro volta un’ammodernamento dell’infrastruttura. In questo caso il pensiero va immediatamente alla enorme rete in rame di Telecom Italia, l’incumbent, che prima o poi dovrà cedere il passo: la rete digitale avrà costi operativi inferiori, quindi è impensabile che chiunque possa decidere di tenere in piedi due infrastrutture ed è altrettanto difficile immaginare che possa essere costretto a farlo . Tiscar parla di “provvedimenti per facilitare la vita a Telecom Italia in questa transizione” (ma non si parla di compensazioni, per una infrastruttura che è stata già ammortizzata nel suo costo e il cui valore tende a zero), probabilmente riferendosi all’ipotesi che circola di una data di switch-off simile a quella adottata nella rete TV che costringa gli interessati a procedere negli investimenti e rispettare una scadenza precisa.
Da registrare in questo senso una sorta di apertura almeno da parte di Telecom Italia, ma più in generale Tiscar parla di “clima cambiato” grazie al “commitment politico del Governo” (ma ci sono anche indicazioni precise fornite dal Parlamento in direzione dello scorporo della rete). In chiusura c’è anche un accenno alla questione Metroweb , identificato come un possibile “punto di appoggio notevole” per una strategia globale: senza entrare nello specifico delle voci che vogliono Telecom e Vodafone interessate a rilevare quote consistenti del pacchetto azionario, ritenendole “questioni che esulano dal piano strategico”, il vicesegretario auspica uno “strumento partecipato da più operatori” anche se, conclude, “se l’incumbent reagirà al piano del Governo non ce ne sarà bisogno”.
Luca Annunziata