Impedire che gli italiani accedano a siti sui quali potrebbero spendere i propri denari senza che vi sia un controllo delle autorità nazionali: c’è questo dietro provvedimenti che sempre più spesso ostacolano la navigazione degli utenti nostrani. Ora, segnalazioni che giungono da più parti , indicano che il nuovo fronte della censura italiana si sia allargato ulteriormente, alla volta delle sigarette vendute su web .
Siti come K2Smokes o RebelSmokes sembrano destinati a non essere più raggiungibili dall’Italia: ai provider nostrani viene inoltrato in queste ore un provvedimento di sequestro preventivo che li obbliga ad integrare quei due siti nelle liste nere nazionali , quelle che finora hanno preso di mira i siti che diffondono contenuti pedopornografici e che si sono poi via via arricchite con siti di altra natura, come quelli legati al gioco d’azzardo e, in qualche caso, alla condivisione di contenuti.
Il provvedimento in questione è legato ad una decisione del Tribunale di Milano che sembra intenzionato a colpire il traffico web di sigarette che, come noto, è ampiamente regolato in Italia: la possibilità che un utente italiano non si limiti a sfogliare le pagine di distributori online ma decida di acquistare potrebbe configurare una violazione da parte del sito delle rigide leggi italiane protezionistiche che ruotano attorno alla distribuzione delle bionde . Da qui alla scelta di impedire tout-court anche il semplice accesso al sito il passo è breve.
Difficile dire se questi provvedimenti rimarranno isolati, di certo però gli utenti italiani hanno molte occasioni per effettuare acquisti al di fuori dei canali distributivi tradizionalmente controllati sul territorio italiano, naturalmente non solo per quanto riguarda le sigarette. Ne consegue che è lecito attendersi un progressivo ampliamento della rete inaccessibile ai mouse italioti : se da anni si lavora per bloccare l’accesso a siti che promuovono il terrorismo o l’odio, se si prendono di mira con provvedimenti di blocco quegli spazi web che lucrano sulle violenze contro i più piccoli, nel tempo acquisisce consistenza il ricorso alla censura per motivi assai più futili, come le questioni commerciali. Una deriva già ampiamente prevista dagli esperti: ne parlava ad esempio il mese scorso Marco d’Itri, figura storica della rete italiana, qualche mese fa intervistato da Punto Informatico proprio su questi temi. “Ricordo il caso del sequestro del videogioco Operazione: pretofilia – scriveva d’Itri – se si può ordinare a tutti i provider italiani di filtrare un sito straniero perché viene usato per facilitare delle violazioni di copyright allora sarà ancora più facile farlo per qualcosa che tocca la religione. A chi toccherà dopo?” “Cosa impedirà ai PM di tutta Italia, una volta visto che la cosa “funziona” – si chiedeva ancora d’Itri – di iniziare ad emettere ordinanze per ogni caso di diffamazione, vilipendio, violazione della privacy, eccetera?”
A quanto sembra, però, l’Italia non si limiterà più ad oscurare i siti: in un emendamento approvato dal Governo la censura dei siti del gioco d’azzardo, il coinvolgimento dei Monopoli di Stato e la pratica del dirottamento del traffico assumono forme del tutto inedite , che comprendono anche formule di analisi del traffico e nuovi obblighi per gli utenti .
In particolare, il Governo intende introdurre l’obbligo dell’utente di passare per il portale AAMS per accedere ai siti del gambling, un passaggio che potrà avvenire anche con un reindirizzamento automatico qualora l’utente italiano tenti di accedere al sito che ha scelto, senza passare prima per aams.it. In altre parole, il traffico degli utenti verso i siti legittimi del gambling , ossia quelli riconosciuti dalla stessa AAMS, sarà intercettato e modificato . Ciò significa che i provider non solo dovranno continuare a bloccare, o tentare di bloccare , i siti delle scommesse, ma saranno anche tenuti a far sì che il traffico dei propri utenti sia dirottato in automatico qualora punti verso certe URL.
Il motivo di una simile intrusione nella connessione degli italiani, che non ha precedenti in Occidente, è dovuta alla volontà del Governo di far sì che AAMS possa verificare il traffico verso quei siti , mezzo ritenuto necessario evidentemente per “tarare” gli impegni economici di questi ultimi con l’Italia, impegni legati all’acquisizione della licenze per essere ammessi nella “lista bianca” di AAMS, ossia per far sì che il proprio sito di scommesse sia facilmente accessibile agli italiani.
La nuova idea, che potrebbe trovare conferma nella prossima finanziaria, porta dunque il livello di intervento alla fase 2 . Se la procedura venisse considerata davvero legittima e fornisse risultati considerati utili, nulla può escludere che in futuro si adotti questo precedente come modello per plasmare la navigazione e che un domani chiunque si volesse recare su siti sgraditi per i motivi più diversi si trovi il traffico dirottato verso server governativi o paragovernativi, computer pensati per farvi passare il traffico dell’utente e misurarlo, che questo lo desideri o meno.