Un principio di vasi comunicanti per provare a trasferire il successo dell’intrattenimento in Rete ai media tradizionali in affanno in termini di produzione di film e fiction: l’Italia avrebbe intenzione di perseguire questa strada spingendo i denari della Rete verso l’intrattenimento video tradizionale e spingendo l’intrattenimento video tradizionale ad incontrare il proprio pubblico in Rete.
Il progetto ha ancora i contorni dell’indiscrezione, riportato in poche parole in un articolo pubblicato su Repubblica.it : non sono che brevi stralci di un documento dal titolo “Rafforzamento del settore audiovisivo” che è stato presentato nei giorni scorsi agli attori del settore televisivo e alle associazioni dei produttori dal Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Franceschini e del sottosegretario Giacomelli.
“A finanziare il nostro cinema e le nostre fiction saranno i giganti di Internet. Gente come Google, Amazon e Netflix (la tv via cavo attesa qui in Italia ad ottobre)” si annuncia nell’articolo: per offrire qualche dettaglio in più si fa riferimento una iniziativa tedesca al vaglio della Commissione Europea, che il governo avrebbe preso a modello per delineare le proprie proposte. La Germania vorrebbe tassare gli operatori della Rete sulla base del loro fatturato, con la prospettiva di raggranellare all’anno 13 milioni di euro da investire per il 70 per cento nella produzione e nella distribuzione tradizionale di film e fiction tedeschi, con il restate 30 per cento destinato a promuovere gli stessi contenuti in Rete.
Si tratta di una prospettiva che ricorda la controversa proposta avanzata dalla Francia e accarezzata anche dall’Italia, quando gli opulenti soggetti che avrebbero dovuto rasserenare le sorti dell’industria dei contenuti tradizionale erano stati individuati nei fornitori di connettività. Ma il quadro è cambiato, e coloro che si dovrebbero impegnare a perpetuare i modelli del passato sono i non meglio precisati “giganti della Rete”, che si stanno ritagliando nuovi canali nel mercato dei contenuti, stanno investendo nella produzioni di intrattenimento originale, stanno conquistando un pubblico che nei paesi in cui hanno agito da pionieri (per ora non in Italia ) sta iniziando ad competere con il primato dell’intrattenimento video tradizionale.
I piani dell’Italia restano ancora nell’ombra: nell’articolo di Repubblica si prospetta la possibilità che a garantire i finanziamenti all’industria del cinema e della fiction sia una “tassa di scopo che graverebbe sull’intero comparto dell’audiovisivo”, ad includere quindi probabilmente gli attori della Rete, o sia una quota legata “al gettito e all’Iva che il settore del cinema e dell’audiovisivo generano per l’erario”.
Sul fronte opposto, quello dell’industria del video tradizionale ed in particolare della televisione, sembrerebbero profilarsi delle disposizioni per incoraggiare il mercato ad allineare la distribuzione a tempi più rapidi, e ai nuovi canali, così da non rinunciare a competere: “Dovranno proporre la fiction su tutte le piattaforme (dall’etere fino al web) – si legge nell’articolo – pena la perdita dell’esclusiva”.
Gaia Bottà