Apple si è aggiudicata un nuovo round della battaglia italiana che la vede contrapposta a Samsung.
Al tribunale di Milano l’azienda coreana si era rivolta, nel capitolo nostrano della guerra mondiale che sta combattendo con Cupertino, accusando Apple di violazione di due brevetti relativi a tecnologie wireless. Ma il tribunale aveva già dato ragione alla Mela nella prima udienza , respingendo la richiesta di Samsung di vedere bloccate le importazioni in Italia del nuovo iPhone 4S .
La prima sezione civile del tribunale di Milano, presieduta dal giudice Marina Tavassi, aveva infatti rifiutato la tesi con cui l’accusa sosteneva la richiesta di blocco delle importazioni del nuovo dispositivo con la Mela , anch’esso, secondo Samsung, in violazione della sua proprietà intellettuale.
Il giudice Tavassi ha ora confermato questa prima decisione, non entrando comunque nel merito della vicenda: ha respinto il carattere d’urgenza della richiesta di Samsung , rinviando la decisione sull’eventuale violazione dei due brevetti contestati dalla coreana e valutando per il momento solo l’eventuale danno inferto ad Apple con il blocco, un danno che sarebbe stato “grave e irreparabile”.
Tuttavia nelle memorie delle due parti in causa si apprende qualcosa in più sul caso: in particolare che, in merito al brevetto relativo alla tecnologia UMTS, Apple abbia cercato di raggiungere un accordo di licenza con Samsung, ma abbia desistito davanti alla richiesta di un 2,4 per cento di royalty su ogni dispositivo incorporante la tecnologia.
Tale proposta secondo Apple non rispetterebbe la logica dei termini “FRAND” ( Fair, Reasonable and non Discriminatory ) cui dovrebbe sottostare una licenza relativa a tecnologia appartenente ad uno standard tecnologico. Secondo Samsung, tuttavia, tale somma sarebbe da comparare a quella pretesa da Apple da Samsung stessa per la licenza di alcune delle sue tecnologie, e pari al 5 per cento.
L’azienda coreana è rimasta naturalmente delusa della sentenza e promette ancora battaglia: “Faremo reclamo e prenderemo in considerazione altre misure per proteggere i nostri brevetti”.
Claudio Tamburrino