In un quadro economico sconfortante, caratterizzato da un forte problema di produttività del lavoro, un livello di disoccupazione che dal 2011 è aumentato più che negli altri paesi ed un conseguente calo dei consumi privati e degli investimenti delle imprese, gli operatori delle telecomunicazioni si sono mossi in controtendenza aumentando gli investimenti, ma questo non è servito e pur aumentando l’incidenza dei relativi ricavi sul PIL, l’Italia resta indietro rispetto agli altri paesi e le aziende del settore soffrono perdendo il 10 per cento dei ricavi.
A dirlo è il nuovo studio dal titolo “Rapporto sulla filiera delle Telecomunicazioni in Italia 2014” firmato Asstel e condotto dal Politecnico di Milano, secondo cui il mercato degli operatori TLC in Italia ha perso dal 2006 al 2013 oltre 12 miliardi di euro (meno 26 per cento), di cui 6,4 sono stati persi dal mobile e 5,8 miliardi dal fisso. Il 2013 è stato l’anno peggiore in termini di andamento dei ricavi: meno dieci per cento in un solo anno, che equivale a una perdita di quasi 4 miliardi di euro, con il mobile che da solo perde 2,8 miliardi di euro e registra un calo a due cifre mai registrato negli anni precedenti. Ed il trend non sembra arrestarsi neanche nel primo semestre 2014, che vede il mercato in calo con un tasso di decrescita del fisso pari al meno sei per cento e del mobile pari al meno quindici per cento.
In questo scenario gli operatori TLC hanno perso 10,3 miliardi di euro: la filiera delle ha registrato un calo complessivo del 7 per cento dei ricavi e l’occupazione è scesa del due per cento.
“La filiera – ha dichiarato il presidente di Asstel Cesare Avenia – è in difficoltà, ma continua a crederci”: in questa fiducia vanno inquadrati gli investimenti compiuti e la relativa fiducia di Avenia nei confronti di alcune delle misure a favore del settore del cosiddetto decreto Sblocca Italia “La previsione del credito d’imposta per la realizzazione delle reti fisse e mobili a banda ultralarga costituisce, finalmente, un primo importante riconoscimento della strategicità delle infrastrutture di Telecomunicazione per la ripresa economica nel nostro Paese. Tanto più che tale misura, per altro già da tempo applicata ad altri settori come i trasporti, valorizza il ruolo del capitale privato nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale europea”. Ma, sottolinea Avenia, “Permane tuttavia una forte e legittima preoccupazione sull’effettiva efficacia operativa della norma: ancora una volta, infatti, la sua applicazione è stata demandata all’emanazione di decreti attuativi”.
D’altronde ci sono segni positivi in cui sperare: in termini di penetrazione mobile broadband, l’Italia mostra, invece, un dato superiore alla media europea (66 contro 62 per cento della popolazione), inoltre la copertura delle abitazioni italiane con la banda larga fissa base è vicina al 99 per cento (superiore alla media europea ferma al 97), anche se l’Italia risulta all’ultimo posto in tutta Europa per copertura NGA (Next Generatione Access), con il 21 per cento delle abitazioni contro il 62 europeo.
Inoltre, nel 2013 gli Italiani si sono confermati attivi acquirenti di gadget mobile: smartphone e tablet hanno registrato un vero e proprio boom, i primi arrivando a segnare un più 23 per cento, le tavolette arrivando addirittura al più 26. Tutto ha portato ai fornitori di terminali un aumento dei ricavi del 12 per cento e gli smartphone hanno raggiunto il 71 per cento del fatturato del comparto che a fine anno ha totalizzato 4,5 miliardi di euro.
Claudio Tamburrino