Facebook continua a creare guai. Questa volta la vicenda non mette in pericolo, come spesso capita, una storia d’amore ma il posto di lavoro. È successo alla Cassa Nazionale di Previdenza dei Commercialisti dove due dipendenti sono stati colpiti da dei provvedimenti disciplinari per aver pubblicato sul sito blu dei post ritenuti offensivi nei confronti dei vertici aziendali , anche durante l’orario di lavoro.
Anche in Italia, quindi, sta accadendo quello che già è avvenuto in altri paesi e cioè l’utilizzo dei social network come strumento di controllo dei propri dipendenti. Un commento azzardato ad un post, una vignetta implicitamente riferita al presidente della Cassa, ed un “mi piace” messo nel posto ritenuto sbagliato, e per i due dipendenti scatta la sospensione dal lavoro o perfino il licenziamento.
In particolare, per il primo dipendente coinvolto nella vicenda, la procedura disciplinare si è conclusa con l’irrogazione della sanzione della sospensione dal lavoro e la trattenuta della retribuzione per dieci giorni , per un commento scritto sul famoso social network.
Il commento era questo: “Anche due stronzi”. Tre parole scritte due mesi prima, che l’autrice neanche ricordava di aver scritto, che si riferivano ad un post sulla bacheca di un collega di lavoro che scriveva “Lo portiamo in tribunale”. Ma tale commento non è piaciuto ai dirigenti aziendali, e in particolare al Direttore Generale della Cassa e al Presidente ai quali la scritta “inequivocabilmente faceva riferimento”.
Nel documento del provvedimento si legge che la “partecipazione a blog o social network durante l’orario di lavoro, è in palese contrasto con la diligente e puntuale esecuzione del lavoro e il ripetuto e reiterato utilizzo di mezzi personali, stante l’inutilizzabilità dei mezzi tecnici messi a disposizione dalla Cassa, testimonia e conferma la volontà pienamente cosciente di contravvenire alle norme per il regolare svolgimento dell’attività lavorativa”. “Inoltre – continua il documento – il contenuto dei messaggi da Lei postati su Facebook è talmente offensivo, irrispettoso e ingiurioso nei confronti dei Suoi superiori gerarchici, oltreché istigatore, da non necessitare di ulteriori commenti”.
L’altro provvedimento, scattato nei confronti del secondo dipendente che prestava il suo servizio alla Cassa da oltre sette anni, è stato più pesante in quanto quest’ultimo era stato sospeso da lavoro nell’ultimo mese tre volte, una delle quali per non aver salutato in ascensore il Presidente. A lui è stato consegnato il quarto provvedimento, quello che secondo le regole aziendali fa scattare il licenziamento .
Il suo profilo era tenuto da tempo sotto controllo dai dirigenti della Cassa. Le sue foto, i suoi status, i link che condivideva da mesi sulla sua pagina personale di Facebook erano prontamente annotati, registrati ed archiviati per essere usati contro di lui.
L’accusato ha rivisto quelle frasi, molte le ha riconosciute altre no. Nelle pagine del provvedimento erano tutte segnate, con orari e giorni evidenziati: “Auguri a Susanna Camusso” scritto il 3 novembre; “Siamo tutti Scilipoti” il 14 dicembre; la famosa vignette che ritraggono il presidente della Cassa, Walter Anedda, con il fez fascista e il direttore generale Tommaso Pellegrini vestito da scolaretto, il 4 ottobre; “Sciopero!” pubblicato il 3 dicembre. Poi, ancora, la foto scattata e postata su Facebook il giorno 21 dicembre, durante l’orario lavorativo, di un pupazzo biondo con la dispregiativa definizione “la pellegrina”, che si riferirebbe al direttore della cassa, Tommaso Pellegrini.
Per il dipendente valgono le stesse accuse rese esplicite anche nel primo provvedimento disciplinare, ma con delle aggravanti ben annotate nelle 17 pagine della contestazione disciplinare. Il dipendente, infatti, viene anche accusato di essere un sobillatore in quanto in data 14 dicembre, giorno in cui la Capitale era invasa dalle manifestazioni studentesche, e in concomitanza con i festeggiamenti aziendali della Cassa per il Natale svoltisi presso l’Hotel Majestic, ha pubblicato sulla sua bacheca la seguente frase: “Appello ai manifestanti sotto il Parlamento: per chi volesse dalle 13.00 pasti gratis in offerta all’Hotel Majestic. Non è uno scherzo!”. Secondo i vertici, è evidente la “Sua precisa volontà di istigare sconosciuti a spostare i gravi disordini in corso nel centro di Roma all’Hotel”.
In realtà il clima lavorativo interno della Cassa dei commercialisti sarebbe abbastanza teso da mesi. Secondo quanto riportato da Repubblica , da quando “si è insediato il nuovo Cda nel 2008, il clima in azienda – 164 impiegati e 50 mila iscritti – è pessimo. In 24 mesi sono stati emessi 22 provvedimenti disciplinari. Si litiga per i buoni pasto, si litiga per i premi di produzione, si litiga per tutto”.
Raffaella Gargiulo