Roma – Se ne è parlato per lungo tempo perché in ballo c’è un pezzo fondamentale del mercato delle TLC italiano: l’Autorità TLC ha ora disposto il taglio delle tariffe di terminazione, parlando di vantaggi per il mercato e per i consumatori. Ma è un taglio che non renderà davvero competitive le tariffe italiane.
In una nota l’Autorità TLC specifica che entro i prossimi tre anni “le tariffe di terminazione scenderanno a 5,3 centesimi per Tim, Vodafone e Wind, dagli attuali 8,85 centesimi al minuto dei primi due operatori e dai 9,51 centesimi di Wind. Per H3g si passerà a 6,3 centesimi in luogo degli attuali 13”. Il tutto si concluderà nel 2012, con una armonizzazione delle tariffe di terminazione per i diversi operatori a quota 4,5 centesimi al minuto.
Come ben sanno i lettori di Punto Informatico , queste tariffe, sulle quali l’Europa vigila da mesi rappresentano i costi che un operatore mobile si trova a pagare ad un proprio concorrente quando la chiamata di un proprio abbonato raggiunge un utente dell’altro operatore. Le tariffe determinano quindi anche l’ammontare delle compensazioni tra gli operatori . Secondo l’Autorità TLC la novità “punta a far sviluppare ulteriormente la concorrenza nel mercato mobile italiano ed è in linea con la bozza di raccomandazione della Commissione europea”.
Per sostenere la bontà di quanto deciso, l’Autorità cita a piene mani il più recente rapporto della sua omologa britannica, Ofcom, secondo cui i prezzi finali all’utenza in Italia sono più bassi che in USA, Germania, Francia e Spagna e che “per tutti i servizi di comunicazione (telefonia fissa e mobile, larga banda e servizi televisivi) l’Italia e il Regno Unito presentano i prezzi migliori sia per i singoli servizi sia per quanto riguarda le offerte congiunte (i cosiddetti pacchetti)”.
Per l’Autorità TLC, dunque, l’abbonato italiano vive coccolato da telecomunicazioni a basso prezzo che ora, grazie alla revisione delle tariffe di terminazione, diverranno ancora più convenienti. Lo ha sottolineato lo stesso Calabrò, presidente di Agcom, secondo cui “la politica dell’Autorità sulle le tariffe di terminazione produce gli effetti più favorevoli per i consumatori e incentiva la concorrenza, tanto è vero che il mercato italiano della telefonia mobile è il più conveniente e il più sviluppato e, al tempo stesso, quello più aperto alla competizione, anche internazionale”. A suo dire, ed è giusto citare in toto le sue parole, “l’obiettivo è stato conseguito attraverso una strategia di lungo periodo volta a promuovere per gli utenti durevoli miglioramenti economici e della qualità del servizio, con continue innovazioni di prodotto e investimenti infrastrutturali da parte degli operatori”.
Che le decisioni dell’Autorità siano però in linea con le aspettative dei consumatori va ancora dimostrato. Ci sono esperti che segnalano come il contenimento tariffario chiesto dall’Europa altrove sia interpretato in modo assai diverso che in Italia. Ad esempio in Francia, il Garante locale ha proposto che dal primo luglio del 2010 SFR e Orange France si attengano ad una tariffa di terminazione di 0,03 euro con Bouygues, l’operatore più giovane, a 0,04 euro. L’idea però è di spingersi a seguire a ribassi ulteriori, nell’ordine degli 0,01 o 0,02 euro.
Sebbene possa non riverberarsi direttamente sulle tariffe all’utente finale, che dipendono naturalmente anche dalle scelte strategiche dell’operatore, la differenza tra le tariffe italiane e quelle francesi si attesta tra il 60 e l’80 per cento. “Detto in altri termini – osserva l’esperto di TLC Stefano Quintarelli – in Italia il minuto costerà il 77% di più che in Francia. Non credo servano altri commenti”. La sensazione degli osservatori di mercato è che la scelta di Agcom non sia basata interamente sull’analisi dei costi reali, che per il 2012 sono stimati per gli operatori in non più di un centesimo di euro.
Più di qualcuno, infine, si interroga su quei 4,5 centesimi predisposti come “armonizzazione” nel 2012, una tariffa ben lontana dalle aspettative comunitarie e che rischierebbe di riportare a breve la risposta di Agcom proprio sul tavolo della Commissione, eventualità peraltro ventilata nelle scorse settimane.